109 Non so ben chi si sia quel cavaliere,
Ma so ch’e’ sare’ ben buono erbolaio,12
Chè sa cavare e denti, al mio parere:
Questo è il tributo ch’io t’arreco e ’l maio;
E se tu vuogli andar, ti fo assapere,
Che ne trarrà a te anco più d’un paio:
Io gli promissi, se l’osserverai,
Che mai tributo al re tu chiederai.
110 E per me tanto non vi vo’ venire,
Acciò che traditor non mi chiamassi.
Pur Salicorno tanto seppe dire,
Ch’alfin Dombrun dispose che tornassi;
E cinquecento d’arme fe guernire
Di ciò che gli parea che bisognassi;
E in pochi dì ne venne al re Falcone
Come uom bestial sanz’altra discrezione.
111 Sanza osservare o legge o fede o patto,
Con questa gente intorno s’accampoe;
E manda un suo messaggio drento ratto:
Il messo al re dinanzi se n’andoe,
E disse brievemente appunto il fatto,
Siccome il suo signor gli comandoe:
Che mandi presto al campo a sua difesa
Colui ch’al suo fratel fe tanta offesa.
112 E sta sopra un’alfana, e suona un corno,
E minacciava il cielo e la natura.
Orlando come inteso ha Salicorno,
Fece a Terigi darsi l’armadura;
E la figliuola del re gli è d’intorno,
Dicendo: Dio ti dia, baron, ventura,
E in ogni modo vincitor ti faccia:
Poi che fortuna ancor più mi minaccia.
113 Diceva Orlando: Non temer, donzella,
Chè in ogni modo rimarrem vincenti,
Ch’a Salicorno trarrò la mascella,
S’al suo fratello ho tratto solo i denti;
E con Terigi suo montato è in sella;
Ma la fanciulla, e certi suoi sergenti,
Volle con lui sino in sul campo andare;
Chè sanza lui non si fidava stare.