94 E non potè più oltre dir parola:
Colui pur la ’mbasciata sua replíca:
Il re Falcone abbraccia la figliuola.
Orlando disse: Vuoi tu ch’io gli dica
Quel che mi par per la mia parte sola?
Chè di tener le lacrime ho fatica,
Tanto m’incresce di lei e di voi!
Onde e’ rispose: Dì ciò che tu vuoi.
95 Orlando disse al superbo gigante:
Non so quel che ’l signor tuo si domanda,
Ma tu mi pari uom crudele, arrogante:
La tua imbasciata minaccia e comanda,
Che basterebbe al Soldan del Levante:
Dimmi il tuo nome, e di quel che ti manda;
Poi ti dirò quel che sarà dovuto,
Come tu abbi a acquistare il tributo.
96 Disse il Pagan: Se pur saper t’aggrada
Il nome mio, chiamato son Dombruno,
E Salicorno il sir della contrada.
Rispose Orlando: Lecito a ciascuno
È ciò che si guadagna con la spada;
Questo confessi tu? Dond’io sono uno,
Che vo’ questa fanciulla guadagnarmi
Con teco, con la spada o con altr’armi.
97 Disse Dombrun: Per Dio, contento sono;
Andian, chè noi farem bella la piazza,
E se tu vinci, va ch’io tel perdono.
Orlando aveva indosso la corazza,
E disse al re Falcone: E’ sarà buono
Ch’io ti gastighi così fatta razza.
Levossi ritto e missesi l’elmetto,
E disse: Andian, Pagan, dove tu hai detto.
98 Corsono in piazza ognun subitamente,
E tutto fu conturbato il convito;
Salì Dombrun sopra un suo gran corrente,
Orlando è sopra Vegliantin salito:
Or qui si ragunò di molta gente,
E la donzella col viso pulito
Era a vedere la sua redenzione,
E per Orlando faceva orazione.