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368 il morgante maggiore.

94 E non potè più oltre dir parola:
     Colui pur la ’mbasciata sua replíca:
     Il re Falcone abbraccia la figliuola.
     Orlando disse: Vuoi tu ch’io gli dica
     Quel che mi par per la mia parte sola?
     Chè di tener le lacrime ho fatica,
     Tanto m’incresce di lei e di voi!
     Onde e’ rispose: Dì ciò che tu vuoi.

95 Orlando disse al superbo gigante:
     Non so quel che ’l signor tuo si domanda,
     Ma tu mi pari uom crudele, arrogante:
     La tua imbasciata minaccia e comanda,
     Che basterebbe al Soldan del Levante:
     Dimmi il tuo nome, e di quel che ti manda;
     Poi ti dirò quel che sarà dovuto,
     Come tu abbi a acquistare il tributo.

96 Disse il Pagan: Se pur saper t’aggrada
     Il nome mio, chiamato son Dombruno,
     E Salicorno il sir della contrada.
     Rispose Orlando: Lecito a ciascuno
     È ciò che si guadagna con la spada;
     Questo confessi tu? Dond’io sono uno,
     Che vo’ questa fanciulla guadagnarmi
     Con teco, con la spada o con altr’armi.

97 Disse Dombrun: Per Dio, contento sono;
     Andian, chè noi farem bella la piazza,
     E se tu vinci, va ch’io tel perdono.
     Orlando aveva indosso la corazza,
     E disse al re Falcone: E’ sarà buono
     Ch’io ti gastighi così fatta razza.
     Levossi ritto e missesi l’elmetto,
     E disse: Andian, Pagan, dove tu hai detto.

98 Corsono in piazza ognun subitamente,
     E tutto fu conturbato il convito;
     Salì Dombrun sopra un suo gran corrente,
     Orlando è sopra Vegliantin salito:
     Or qui si ragunò di molta gente,
     E la donzella col viso pulito
     Era a vedere la sua redenzione,
     E per Orlando faceva orazione.