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366 il morgante maggiore.

84 Era del re Falcon costui nipote,
     E Calandro per nome si diceva;
     Le chiome sparse e le pulite gote
     Vide, e con seco menar la voleva;
     La fanciulla gridava quanto puote:
     Terigi presto alle grida correva,
     Ed accostossi per torla al Pagano,
     Ma fugli dato un colpo assai villano;

85 Tanto che cadde sbalordito in terra.
     Orlando intanto e l’oste era là corso,
     E Durlindana con grand’ira afferra,
     Che mai non furiò sì tigre o orso:
     Un manrovescio a Calandro diserra,
     Che lo tagliò nel mezzo come un torso,
     E Macometto nel cader giù chiama;
     Così per forza lasciò andar la dama.

86 Eran con lui parecchi schiere armate:
     Corrono addosso subito ad Orlando;
     Ma poi ch’assaggion delle sue derrate,
     Ognuno a drieto si viene allargando.
     Fur le novelle al re Falcon portate:
     Vennene all’oste, e venía domandando:
     Che cosa è questa? chi Calandro ha morto?
     Fugli risposto: E’ non gli è fatto torto.

87 Orlando al re parlò discretamente:
     Sappi ch’io l’uccisi io, santa corona;
     Una fanciulla di nobile gente,
     Ch’io ho con meco onesta e cara e buona,
     Volea con seco menar quel dolente,
     E fargli villania di sua persona,
     E strascinava quella a suo dispetto:
     Or tu se’ savio, il caso in te rimetto.

88 So che sicura vuoi che sia la strada,
     E non si sforzi ignun per nessun modo,
     Ma che sicuro dì e notte vada.
     Rispose il re Falcon: Troppo ne godo;
     Rimetti, cavalier, drento la spada,
     Di quel c’hai fatto io ti ringrazio e lodo:
     Giustizia sempre amai sopra ogni cosa,
     Questa è nipote mia, figliuola, e sposa.