64 E funne al padiglion preso menato.
Quivi allor Ganellon con lei s’accosta:
Disse la Dama a Gan: C’hai tu pensato
Far di costor? rispondimi a tua posta.
Quel traditor, che stava apparecchiato,
Non ebbe troppo a pensar la risposta,
E disse: Dama, a voler giucar netto,
Io gli farei impiccar: questo è in effetto.
65 Rispose la figliuola del Soldano:
Non dubitate, cavalier, d’Antea:
Colui, per cui tenete Montalbano,
Giostrò con meco, e so che mi potea
Uccider con la lancia ch’avea in mano,
Ma nol sofferse il ben che mi volea;
E per suo amor vo’ render guidardone,
E non sarà contento Ganellone.
66 Io giostrai in Persia col vostro Ulivieri,
E vinsilo, e così poi Ricciardetto,
Quantunque io nol facessi volentieri,
E molto duol ne sento, vi prometto;
Però ch’io gli ho lasciati prigionieri
Al padre mio, e stonne con sospetto:
Rinaldo è ito acquistar pel suo meglio
Della Montagna quell’antico Veglio.
67 E come questo acquistato sarà,
Gli renderà i prigioni il padre mio;
E so che presto ne verranno in qua;
Della qual cosa i’ ho troppo disio:
Nè infin che sia tornato, il cor mi sta
Contento drento al petto, pel mio Dio:
Or questo traditor can rinnegato
Si pentirà di quel c’ha consigliato.
68 E fecegli imbottire8 il giubberello
Da quattro mamalucchi co’ bastoni;
Nè mai campana suonò sì a martello,
Quanto e’ sonavan le percussioni:
Guicciardo ne godea, così il fratello.
Poi che battuto fu, que’ compagnoni
Lo rizzon sù con ischerno e con beffe,
Dicendo tutti: Nafferì9 bizeffe.10