9 Era il Soldano uom molto scozzonato,2
E ’ntese ben che lo manda alla mazza,
E fra sè disse: Che uomo scelerato!
Ecco ben traditor di fine razza!.
Rispose: Io lodo quel c’hai consigliato:
Ogn’altra cosa sare’ forse pazza.
E la sua figlia confortò ch’andassi
Al suo Rinaldo, e questo domandassi.
10 Ella rispose al Soldan, ch’era presta,
E quando più potè si facea bella:
Missesi indosso una leggiadra vesta,
Ove fiammeggia d’oro alcuna stella
Nel campo azurro, molto ben contesta
Di seta ricca, e poi montava in sella
Con due sergenti, e non volle armadura,
Ed a Rinaldo andò fuor delle mura.
11 Quando Rinaldo Antea vede venire,
Sente nel cuor di subito un riprezzo
D’amor, che gliel facea per forza aprire:
Ecco il Sol, disse fra le stelle in mezzo.
Giunse la donna che ’l facea morire.
Vide che s’era a seder posto al rezzo
Appiè d’un moro gelso in sulla strada,
In sul pome appoggiato della spada.
12 E disse: Mille salute a Rinaldo:
Qual fato ingiusto o qual fortuna vuole,
Ch’a piè soletto cammini pel caldo?
Quando Rinaldo sentì le parole,
Non potea il cor nel petto stargli saldo,
E disse: Ben ne venga il mio bel sole;
Qual grazia qui ti manda a confortarmi?
Ma dimmi, dov’hai tu lasciate l’armi?
13 Rispose la fanciulla: Ah, puro e soro,
A quel che ci bisogna ogni arme è buona:
Ch’io doverrei per uscir di martoro,
Far come Tisbe mia di Babillona,
Poi che noi siamo appiè del gelso moro,
Della cui fede ancor la fama suona;
E forse del mio amor costante e degno
In qualche modo il ciel farebbe segno.