104 Sapeva tutte l’arti liberali,
Portava spesso il falcon pellegrino,
Feriva a caccia lioni e cinghiali:
Quando cavalca un pulito ronzino,
E correr nol facea, ma mettere ali,
Da ogni man lo volgeva latino;16
E nel voltar, chi vedeva da parte,
Are’ giurato poi che fussi Marte.
105 Questo cavallo al Soldan fu mandato,
Che gliel mandò l’arcaito Almansore,
Di Barberia, e in Arabia era nato,
Nè mai si vide il più bel corridore;
Il padre a questa l’aveva donato,
Però che molto l’aveva nel core:
Tra falago e sdonnino era il mantello,
Nè vedrà mai Soria simile a quello.
106 Egli avea tutte le fattezze pronte
Di buon caval, come udirete appresso,
Perchè nato non sia di Chiaramonte:
Piccola testa, e in bocca molto fesso;
Un occhio vivo, una rosetta in fronte;
Larghe le nari; e ’l labbro arriccia spesso;
Corto l’orecchio, e lungo e forte il collo;
Leggier sì, ch’a la man non dava un crollo.
107 Ma una cosa nol faceva brutto,
Ch’egli era largo tre palmi nel petto,
Corto di schiena, e ben quartato tutto,
Grosse le gambe, e d’ogni cosa netto,
Corte le giunte, e ’l piè largo, alto, asciutto,
E molto lieto e grato nello aspetto;
Serra la coda, e anitrisce e raspa,
Sempre le zampe palleggiava e innaspa.
108 Il primo dì ch’Antea volle provallo,
Fe cose in Babillona in su la piazza,
Che fu troppo mirabil sanza fallo
Quand’ella vide così buona razza,
E le virtù del possente cavallo,
Vennegli voglia portar la corazza,
E da quel tempo cominciò armarsi,
E in giostre e ’n torniamenti esprimentarsi.