Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/341

322 il morgante maggiore.

104 Sapeva tutte l’arti liberali,
     Portava spesso il falcon pellegrino,
     Feriva a caccia lioni e cinghiali:
     Quando cavalca un pulito ronzino,
     E correr nol facea, ma mettere ali,
     Da ogni man lo volgeva latino;16
     E nel voltar, chi vedeva da parte,
     Are’ giurato poi che fussi Marte.

105 Questo cavallo al Soldan fu mandato,
     Che gliel mandò l’arcaito Almansore,
     Di Barberia, e in Arabia era nato,
     Nè mai si vide il più bel corridore;
     Il padre a questa l’aveva donato,
     Però che molto l’aveva nel core:
     Tra falago e sdonnino era il mantello,
     Nè vedrà mai Soria simile a quello.

106 Egli avea tutte le fattezze pronte
     Di buon caval, come udirete appresso,
     Perchè nato non sia di Chiaramonte:
     Piccola testa, e in bocca molto fesso;
     Un occhio vivo, una rosetta in fronte;
     Larghe le nari; e ’l labbro arriccia spesso;
     Corto l’orecchio, e lungo e forte il collo;
     Leggier sì, ch’a la man non dava un crollo.

107 Ma una cosa nol faceva brutto,
     Ch’egli era largo tre palmi nel petto,
     Corto di schiena, e ben quartato tutto,
     Grosse le gambe, e d’ogni cosa netto,
     Corte le giunte, e ’l piè largo, alto, asciutto,
     E molto lieto e grato nello aspetto;
     Serra la coda, e anitrisce e raspa,
     Sempre le zampe palleggiava e innaspa.

108 Il primo dì ch’Antea volle provallo,
     Fe cose in Babillona in su la piazza,
     Che fu troppo mirabil sanza fallo
     Quand’ella vide così buona razza,
     E le virtù del possente cavallo,
     Vennegli voglia portar la corazza,
     E da quel tempo cominciò armarsi,
     E in giostre e ’n torniamenti esprimentarsi.