79 E ripose a caval questa e ’l marchese,
E domandò chi l’aveva abbattuto.
Disse Ulivieri: In terra mi distese
Un gran gigante, e poi non l’ho veduto.
Mentre che sono in sì fatte contese,
Orlando a Ricciardetto s’è abbattuto,
E perchè e’ nol conobbe nella stretta,
Lui e ’l caval d’un colpo in terra getta.
80 E poi trovò Terigi suo scudiere,
E sopra l’elmo gli appiccava il brando:
Per modo che rovina del destriere,
Benchè l’elmetto non venga spezzando;
Quando Terigi si vide cadere,
Dicea fra sè: Dove se’ tu, Orlando?
Chè stu ci fussi, i’ non sarei cascato,
E pur cadendo io sarei vendicato.
81 Orlando il riconobbe alle parole:
Dismontò presto, e chiesegli perdono,
Dicendo: Del tuo caso assai mi duole,
Ma che tu monti in sella sarà buono;
Così sempre la notte avvenir suole.
Diceva Orlando: Or gli altri dove sono?
Aresti tu veduto Ricciardetto,
O Ulivier? ch’i’ ho di lor sospetto.
82 Disse Terigi: Ulivier vidi dianzi,
Che cacciava una turba di Pagani;
Ma Ricciardetto è in terra qui dinanzi,
E stato sarai tu colle tue mani:
Credo che poco di vita gli avanzi;
Morto l’aranno questi cani alani.
Orlando guarda, e Ricciardetto vede
Che si difende con la spada a piede.
83 E grida: Ah, Ricciardetto, hai tu paura?
Orlando è teco; tu non puoi perire,
Chè sai ch’io ho fatata la ventura;
Quel che t’ha fatto della sella uscire,
È stato un gran tuo amico, o tua sciagura.
Quando Ricciardo sentì così dire,
Disse: Per certo io mi maravigliai,
Chè con un colpo io e ’l caval cascai.