54 Poi ritornava, per dargli la mancia,
E ’l Saracin colla lancia s’abbassa;
Ma ’l conte Orlando gli pose alla pancia,
E ’l petto e ’l cuore e le reni gli passa:
Due braccia o più riusciva la lancia,
E parve allor rovinassi una massa:
Perchè Corante abbandonava il freno,
E dette un vecchio colpo in sul terreno.
55 Rinaldo al padiglione aveva detto,
Quando Copardo prigion fu menato,
Che andassi tra le squadre a suo diletto,
Chè gl’increscea di tenerlo legato;
E giurato gli avea per Macometto,
Se dal gigante non è liberato,
Rappresentarsi a ogni suo volere;
E va pel campo veggendo le schiere.
56 In questo tempo la novella viene,
Come Corante caduto era morto,
E che passato è ’l ferro per le schiene:
Ebbe di questo Rinaldo sconforto;
E volle chi l’uccise intender bene,
Giurando vendicar sì fatto torto:
E minacciava, e facea gran tagliata,8
Comunch’e’ fussi la triegua spirata.
57 Copardo già pel campo aveva inteso,
Come quest’era d’Orlando cugino;
Però veggendo Rinaldo sì acceso,
Rispose: A me perdona, paladino,
Per quel ch’i’ ho da tua gente compreso,
La pace si farà con poco vino;9
Io t’ho a dir cose che ti piaceranno,
E sia silenzio posto a tanto affanno.
58 Sappi, che quel c’ha combattuto teco,
È il conte Orlando, che preso dimora,
E a tua posta il menerò qui meco,
Per quello Dio che la mia gente adora.
Rinaldo, il dì che combattè con seco,
Di sua gran forza era ammirato ancora,
E cominciossi tosto a ricordare,
Ch’altri ch’Orlando nol poteva fare.