24 E si vedea sol polvere e faville.
Non credo ch’a veder fussi più degno
Alla città famosa Ettorre e Achille:
Ognun di grande ardir mostrava segno:
Ma che bisogna far tante postille,
O dar per fede a chi nol crede il pegno?
Non son costor de’ Paladin di Francia
I miglior cavalier che portin lancia?
25 Le lance si spezzorno parimente
Sopra gli scudi, e’ destrier via passorno,
Come folgore va molto fervente;
Poi colle spade a ferirsi tornorno;
Or quivi s’accostò tutta la gente,
Quivi la zuffa insieme rappiccorno.
Era venuto a vedere il gigante
Con Luciana, chiamato Corante.
26 E stava in piè, come un pilastro saldo,
A veder di costor la gran tempesta:
E Luciana avea messo a Rinaldo
Indosso una leggiadra sopravvesta:
Orlando, ch’era insuperbito e caldo
Con Durlindana avea stampata questa;
E Luciana si doleva a morte,
Dicendo: Mai non vidi uom tanto forte.
27 Egli eran l’uno e l’altro sì infiammati
Rinaldo e ’l conte Orlando, che l’un l’altro
Non iscorgea, tanto erano infiammati;
Nè si vedea vantaggio all’uno o l’altro:
Ferivansi co’ brandi sì infiammati,
Che nel colpirsi dicea l’uno all’altro,
Aiútati da questo, can malfusso;
E detto questo, si sentiva il busso.
28 Rinaldo dette un colpo al conte Orlando
Sopra il cimier, che gliel fece sentire
Frusberta, che ne venne giù fischiando;
Non ebbe alla sua vita un tal martire;
E ’nsino in sulla groppa vien piegando,
E disse: O Dio, non mi lasciar morire;
Aiutami tu, Vergin benedetta;
E ’l me’ che può nell’armi si rassetta.