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302 il morgante maggiore.

4 Rinaldo, che dì e notte non soggiorna
     Per riavere il suo cugin perfetto,
     Poi ch’attendata fu la gente adorna,
     All’Amostante mandò Ricciardetto,
     Dicendo: A lui va presto, e qui ritorna
     Con la risposta, e conchiudi in effetto,
     Ch’a corpo a corpo oppur campal battaglia
     Subito fuor ne venghi alla schermaglia.

5 E Ricciardetto andò, come e’ gl’impose,
     E fece all’Amostante la ’mbasciata;
     Il qual molto superbo a lui rispose,
     Che non sa chi si sia questa brigata,
     E molta maraviglia ha di tal cose;
     Che la corona sua sempre onorata
     Combatter non è usa mai in Levante
     Con qualche vile arcaito1 o ammirante;

6 Che truovi uom simigliante a sua corona,
     E poi verrà di fuor comunch' e’ vuole
     A corpo a corpo a provar sua persona;
     Ma di campal battaglia assai si duole
     Sanza giusta cagion lecita o buona;
     E poi soggiunse ancor queste parole:
     Se tu non fussi messaggier mandato,
     Colle mie man so ch’io t’arei impiccato.

7 Non lascio per amor, ma per vergogna;
     A quel che t’ha mandato fa’ risposta;
     Domandal s’egli è desto, oppur se sogna;
     Chè molto pazza fu la sua proposta:
     Nè d’aspettar qui altro ti bisogna:
     Questo ti basti, e vattene a tua posta.
     Ma Ricciardetto non fu paziente,
     E così disse disdegnosamente:

8 Se conoscessi ben chi a te mi manda,
     Nol chiameresti arcaito per certo,
     E pazza non terresti sua domanda;
     Ma si conosce il tuo vil core aperto:
     Sappi che stu se’ re da questa banda,
     Quand’io t’avessi pur molto sofferto,
     O Amostante vil, superbo e sciocco,
     Il mio signore acquistato ha il Murrocco;