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294 il morgante maggiore.

63 Poi si vedeva Dedalo, che ’l figlio
     Avea smarrito, e batteasi la fronte,
     Chè non credette al suo savio consiglio;
     Vedesi il carro abandonar Fetonte,
     E ’l fero scorpio mostrargli l’artiglio,
     E com’e’ par che in basso giù dismonte,
     E la terra apre per l’ardor la bocca,
     E Giove il fulminava della ròcca.

64 La terza parte è figurata al mare:
     Quivi si vede scoprir la balena,
     E far talvolta navili affondare,
     E dolcemente cantar la serena,
     Che i naviganti ha fatti addormentare:
     Il delfin v’è13 che mostrava la schiena,
     E par ch’a’ marinai con questo insegni,
     Che si provegghin di salvar lor legni.

65 Il marin vecchio fuor dell’acqua uscia,
     E ’l pesce rondin si vedea volare,
     Ma il pesce tordo così non facia:
     Vedeasi il cancro l’ostrica ingannare,
     E come il fuscelletto in bocca avia,
     E poi che quella vedeva allargare,
     E’ lo metteva nel fesso del guscio,
     E poi v’entrava a mangiarla per l’uscio.

66 Raggiata e rombo, occhiata e pesce cane;
     La triglia, il ragno, il corvallo e ’l salmone;
     Lo scorpio colle punte aspre e villane;
     Ligusta e soglia, orata e storione;
     E ’l polpo colle membra così strane,
     E ’l muggin colla trota e col carpione;
     Gambero, e nicchio, e calcinello, e seppia,
     E sgombero, e morena, e scarza, e cheppia.

67 E tonni si vedien pigliare a schiere,
     E cornioletti, e lamprede, e sardelle
     Ed altri pesci di tante maniere,
     Che dir non puossi con cento favelle,
     Per fiumi, e laghi, e diverse peschiere,
     Però che son più i pesci che le stelle:
     Anguille, e lucci, e tinche, e pesci persi,
     Pensa che quivi potevon vedersi.