53 Il picchio v’era, e va volando a scosse,
Che ’l comperò tre lire e poco un besso;11
Perchè e’ pensò ch’un pappagallo fosse,
Mandollo a Corsignan, poi non fu desso;
Tanto che Siena ha ancor le gote rosse:
Quivi è il rigogoletto, e ’l fico appresso;
E ’l pappagallo, quel che è da dovero,
E il verde, e ’l rosso, e ’l bigio, e ’l bianco e ’l nero.
54 Gli stornelletti in frotta se ne vanno,
E tutti quanti in becco hanno l’uliva;
Le mulacchie un tumulto in aria fanno:
La passer v’è maliziosa e cattiva,
E par sol si diletti di far danno;
E ’l corbo come già dell’arca usciva;
Evvi il fatappio, ed evvi la cornacchia,
Che garre drieto agli altri uccelli e gracchia.
55 Quivi superbo si mostra il pagone,
E grida come gli occhi in terra abbassa,
Garzetto, e l’anitrella, e ’l grande ocione,
Quivi la quaglia, che pareva lassa,
Volando d’una in altra regione;
Quivi è l’oca marina che ’l mar passa;
L’anitra bianca, e ’l maragon calarsi,
Parea che in giù volassin per tuffarsi.
56 L’acceggia, la cicogna, e ’l pagolino,
La gallinella con variate piume,
L’uccel santamaria v’era, e ’l piombino;
E ’l bianco cigno, che dorme in sul fiume,
Parea che fussi alla morte vicino,
Però cantassi come è suo costume:
Quivi col gozzo e col gran becco aguzzo
Si vedea l’anitroccolo, e lo struzzo;
57 Barattole, germani, e farciglioni,
Altri uccei d’acqua, non saprei dir tanti;
Certi ugelletti che si dice alcioni,
Che fanno al mar sentir lor nidi e canti;
Altri uccellacci chiamati griccioni:
Lungo sarebbe a contar tutti quanti,
Che stan per fiumi, per paduli e laghi,
Perchè de’ pesci e dell’acqua son vaghi.