43 E fecelo spiegare in sua presenzia.
Quando Rinaldo il padiglion vedea,
Maravigliossi di tanta eccellenzia,
E disse: Certo, io non so qual Iddea
Avessi fatto tal magnificenzia,
Se fussi Palla. E grazia gli rendea,
Dicendo: Per tuo amor tal padiglione
Sempre terrò, chè così vuol ragione.
44 Egli era in questo modo divisato:
In su la sala magna fu disteso,
In quattro parte, ov’era figurato
Quattro elementi;9 e ’l primo pare acceso,
Ch’era per modo ad arte lavorato,
Che si sare’ per vero foco inteso,
Pien di faville e raggi fiammeggianti,
Ch’ognuno abbaglia che gli sta davanti.
45 Quivi eran certi carbonchi e rubini,
Che campeggiavan ben con quel colore,
Certi balasci e granati sì fini,
Che in ogni parte rendeva splendore:
Quivi eran Cherubini e Serafini,
Come è nel foco dello eterno amore:
Quivi è la salamandra10 ancor nel foco,
Che si godea contenta in festa e ’n gioco.
46 Nella seconda parte è l’aer puro,
Azzurro tutto, e ’l ciel con ogni stella,
La Luna, e ’l Sole, e Venere, e Mercuro,
E Giove appresso, e Vulcan che martella;
Saturno e Marte in aspetto più duro,
Dodici segni, ed ogni cosa bella,
Che tutto non è tempo a raccontare;
Poi gli uccei sotto si vedean volare.
47 L’aquila in alto con sue rote andava
Guardando fiso il Sol, com’ella è avvezza,
Tanto che ’l Sol le penne gli abbruciava,
E rovinava in mar giù dell’altezza;
Quivi di nuove penne s’adornava,
E riprendeva poi sua giovinezza:
E la nuova fenice, come suole,
Portava il nido alla casa del sole.