23 Il barbassoro della gran foresta
Diceva al prenze: Quanto ti so grado,
Ch’a quel ribaldo rompesti la testa!
Sappi ch’io son di nobil parentado;
Ogni cosa sia tuo ch’è in mia potesta.
Dicea Rinaldo: Intender mi fia a grado,
Questa città quanti uomini farebbe
Da portare arme qual si converrebbe.
24 Rispose il barbassoro: Questa terra
Ha sotto sè cinqu’altre gran cittate:
Centomila Pagan faran da guerra,
Sanza molte castella e le villate;
Io so che la mia lingua in ciò non erra,
Ma tu potrai veder le schiere armate.
Rinaldo, udendo ciò che quel dicea,
A Gesù Cristo grazia ne rendea.
25 E stettesi alcun giorno a riposare
Rinaldo e’ suoi compagni allegramente;
Il popol lo voleva incoronare,
Ma Rinaldo non volle per niente,
Dicendo: In libertà vi vo’ lasciare,
E ’l signor vostro è Cristo onnipotente.
Poi, quando un tratto vide tempo ed agio,
Il popol ragunò tutto al palagio.
26 E ragunato, fece parlamento,
E disse: Or che di voi fidar mi posso,
Io vo’ che voi intendiate a compimento,
Per che cagion di Parigi son mosso,
E perch’io vivo nel cuor malcontento
D’un peso che mi grava insino all’osso:
L’Amostante di Persia ha imprigionato
Il mio cugin ch’Orlando è nominato.
27 Vorrei che mi facessi compagnia,
Tanto ch’Orlando mio si riavessi.
Poi che finita fu la diceria,
Fu commesso a Balante che dicessi,
E che per parte della baronia
Ciò che chiedea Rinaldo gli offeressi:
Allor Balante ritto si levoe,
E come savio a parlar comincioe.