28 Poi misse al suo cavallo il fornimento;
Ed Ulivier con lui volle partire;
Terigi s’assettava in un momento,
E Ricciardetto disse: Io vo’ venire.
Rinaldo, poi che vuol, ne fu contento;
Ognun pur si voleva profferire;
Ma ’l prenze non volle altri per compagno.
Così si dipartir da Carlo Magno.
29 E fecion sopravveste divisate;
E cavalcando per la Spagna, un giorno
Il re Marsilio e certe sue brigate
In un bel piano a cavallo scontrorno;
E con parole saracine ornate,
Come fur presso a lui, lo salutorno.
Disse Marsilio al prenze: Il tuo cavallo
Troppo mi piace, s’a me vuoi donallo.
30 Questo mattin mi venne in visione
Ch’io guadagnavo sì nobil destriere;
Se me lo doni, per lo iddio Macone
Tu mi trarrai fuor d’uno stran pensiere,
Cioè di non aver meco quistione:
Però fa gentilezza, cavaliere;
Chè pur s’altro rimedio a ciò non veggio,
Combatterollo, e tu n’andrai col peggio.
31 Disse Rinaldo: E’ fu già temporale,4
Che si fossi il destrier di chi ’l sognava;
Chi possedeva quella cosa tale,
Qual fosse, per quel sogno gliel lasciava;
Onde un borgese, non ti dico quale,
Un paio di buoi dormendo immaginava
D’un suo vicin che gli teneva cari,
E volevagli pur sanza danari.
32 Anzi voleva pagarlo di sogni;
Colui dicea: Del mio gli comperai,
E così credo ch’a te far bisogni,
Se non ch’al fin sanz’essi te n’andrai;
Mentre che par che in tal modo rampogni,
Si ragunò d’intorno gente assai,
E non sapendo solver la quistione,
N’andorno di concordia a Salamone.