13 Rispose l’Amostante: Mandal via;
Se si morisse, e’ ci sare’ vergogna;
Fa che quell’altro ben guardato sia;
Di questo non aremo altro che rogna.3
Disse la dama: Per la fede mia,
Ch’io non so se farnetica o se sogna;
Quand’io domando, e’ guata com’un matto,
E non risponde, anco sta stupefatto.
14 E poi tornava alla prigion ridendo,
E disse come il fatto era fornito.
Diceva Orlando con Terigi: Intendo
Che presto insino a Carlo ne sia gito,
E che tu meni Vegliantin commendo,
E dica il caso com’io son tradito
Dall’Amostante, e truovomi in prigione,
E quel che stato ne sia la cagione.
15 Così a Rinaldo mio dirai ancora,
A Ulivieri, e tutta nostra corte,
Che mi soccorrin prima che qua mora,
Chè tutti so poi piangerien tal morte.
Terigi si partì sanza dimora;
Sella il cavallo, ed uscì delle porte;
E tanto cavalcò per monte e piano,
Che giunse ove non era Carlo Mano.
16 Perchè pensava a Parigi trovarlo,
Ma col suo Ganellone era a Pontieri;
Sentì come Rinaldo è fatto Carlo;
A lui n’andava, e così a Ulivieri:
Rinaldo, come giugneva a guardarlo,
Subito pien fu di tristi pensieri,
Perch’e’ piangeva sì miseramente,
Che in modo alcuno non potea dir niente.
17 Gridò Rinaldo: Ch’è del mio cugino?
Tu debbi certo aver mala novella.
Allor Terigi quanto può meschino
A gran fatica in tal modo favella:
L’Amostante di Persia saracino
L’ha incarcerato, e guardal Chiariella,
Una sua figlia nobile e gradita,
Quale ha promesso campargli la vita.