Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/278


canto decimosecondo. 259

63 Disse Orlando: Da poi che tu mel chiedi
     Per grazia, io userò mia cortesia;
     Io sono Orlando; e questo, che tu vedi,
     È il mio scudier, ch’è meco in compagnia:
     Tu se’ morto, e dannato, stu non credi
     Presto a colui che nacque di Maria:
     Battézzati a Gesù, credi al Vangelo,
     Acciò che l’alma tua ne vadi in cielo.

64 Macometto t’aspetta nello ’nferno
     Cogli altri matti che van drieto a lui,
     Dove tu arderai nel foco eterno,
     Giù negli abissi dolorosi e bui.
     Disse il Pagan: Laudato in sempiterno
     Sia Gesù Cristo e tutti i santi sui;
     Io voglio in ogni modo battezzarmi,
     E per tua mano, Orlando, Cristian farmi.

65 E ringrazio il tuo Dio, poi ch’i’ son morto
     Per man del più famoso uom che sia al mondo;
     S’io mi dolessi, io arei certo il torto:
     Battezzami per Dio, baron giocondo,
     Ch’io sento già nel cuor tanto conforto,
     Ch’esser mi par d’ogni peccato mondo.
     Orlando al fiume subito correa,
     Trassesi l’elmo, e d’acqua poi l’empiea.

66 E battezzò costui divotamente:
     E come morto fu, sentiva un canto,
     E Angeli apparîr visibilmente
     Che l’anima portâr nel regno santo;
     E d’aver morto costui fu dolente,
     E con Terigi faceva gran pianto;
     E feciono una fossa a drento e scura,
     E dettono a quel corpo sepultura.

67 Ma una grazia, prima che morisse
     Al conte chiese quel gigante ancora:
     Che se per caso giammai avvenisse
     Che parlassi a colei che lo ’nnamora,
     Che gli dicessi come il fatto gisse,
     E come sempre insino all’ultim’ora
     Di Chiariella e del suo amor costante
     Si ricordò come fedele amante.