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254 il morgante maggiore.

38 E tuttavolta piangea Ricciardetto,
     Dicendo: Io so che Carlo l’arà morto,
     Ond’io n’ho tanto dolor nel mio petto,
     Ch’io non ispero più trovar conforto;
     Il traditor di Gan per mio dispetto
     Fia stato il primo a così fatto torto.
     E ’l simigliante Terigi dicea,
     Chè Ricciardetto troppo gli dolea.

39 Avea già cavalcato più d’un mese,
     E finalmente in Persia si trovava,
     E come fu condotto in quel paese,
     Sentì che gran battaglie s’ordinava;
     E poi ch’un giorno una montagna scese,
     Una città famosa ivi mirava,
     Là dove era assediato l’Amostante
     Dal gran Soldano e da un fier gigante.

40 Aveva una figliuola molto bella,
     Che luce più che stella mattutina,
     L’Amostante,9 chiamata Chiariella,
     Tanto leggiadra, accorta e peregrina,
     Che per amor di lei montato è in sella
     Il Soldan con sua gente saracina,
     Per acquistar, se può, sì bella cosa;
     E ’l gran gigante non trovava posa.

41 Ch’era detto per nome Marcovaldo,
     Venuto delle parti di Murrocco,
     Di gran prodezza e di giudicio saldo,
     Ma per amor di lei pareva sciocco,
     Come chi sente l’amoroso caldo,
     Chè solea dare a tutti scaccorocco;10
     Ma tanto il foco lavorava drento,
     Che per costei perduto ha il sentimento.

42 Cavalcava un’alfana smisurata
     Di pel morello, e stella aveva in fronte;
     Sol un difetto avea, ch’era sboccata,
     E pel furor gli par piano ogni monte:
     Arebbe corso tutta una giornata,
     Tant’eran le sue membra forte e pronte.
     Giunse Terigi e ’l figliuol di Milone
     Dov’era del gigante il padiglione;