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canto decimoprimo. 245

NOTE.

1. O santo Pellican ec. Il Pellicano è un uccello, di cui gli antichi favoleggiarono che, aprendosi il petto col becco, ravvivasse col proprio sangue i suoi figli uccisi dal serpente. Per similitudine è qui chiamato Pellicano Gesù Cristo, il quale col suo sangue salvò e ricondusse alla vera vita gli uomini suoi figliuoli. Tal figura è però tolta da Dante, che disse di San Giovanni Evangelista:

Questi è colui che giacque sopra il petto
Del nostro Pellicano ec.
                         Paradiso, XXV.

2. ch’io stia di piatto. Lontano e nascosto.

9. scorto. Tolto, preso.

12. che le mosche gli arrosti. Detto figuratamente e in modo basso. Vedi sopra il significato del verbo arrostare. pag. 135, nota alla St. 19 del Canto VII.

28. con istran vestigi. Vedi sopra, al Canto X, St. 150.

31. grillanda. Ghirlanda. Viene, secondo il Castelvetro, dal verbo non usato ghirlare, che viene da girare.

32. testiera. Quella parte della briglia dove è attaccato il portamorso dalla banda destra e passa sopra la testa del cavallo e arriva dalla banda manca, dove termina colla sguancia.

37. Gli pose ec. Vale qui: colpì, investì colla lancia.

54. veletta. Vedetta, da video.

58. le barbe scuopre al sole. Va sossopra.

64. Sinon di Troia. Sinone; colui che introdusse in Troia il famoso cavallo.

69. cerca. Sembra qui posto per cerchia, in significato di aggiramento; laonde verrebbe a dire che Gano conducendo Astolfo al luogo del supplizio, gli fe fare per Parigi il maggior giro e più lungo.

71. tarpiam discosto. Il Vocabolario, riportando questo esempio, gli dà il significato di indebolire o toglier le forze. — più a tempo che l’arrosto. Più a punto, o a tempo dell’arrosto, dicesi quando succede alcuna cosa opportunamente; e si dice così, perchè l’arrosto, essendo vivanda assai appetitosa, è sempre recata in tavola opportunamente e con aggradimento dei convitati; onde questo proverbio o modo s’appropria anche a persona che giunge a proposito. «Ma ecco Gozzo più a punto che l'arrosto.» Salvini, Spina, Atto IV, 12.

74 Giudecca. Quella bolgia d’Inferno nella quale Dante pone i traditori de’ loro benefattori, tra i quali è Giuda; e dove egli trova Lucifero. Inferno, Canto XXXIV.

75. Tu hai sentito ec. Scipione, conquistando l’Affrica, fece che Annibale perdesse quella rinomanza che si era acquistata nella battaglia di Canne, nella quale sconfisse i Romani. In appresso però Roma rimeritò di nera ingratitudine quel valoroso capitano, il quale accusato e citato innanzi ai tribuni della plebe, fu costretto rifuggirsi a Linterno, dove, secondo alcuni, si morì come un esule.

76. Gerusalem. La caduta di Gerusalemme e del popolo Giudeo sotto Tito Vespasiano, fu in pena della perfidia e ingratitudine di quel popolo, prima verso Dio, avendolo tante volte abbandonato per le false divinità; e poi verso Gesù Cristo, perseguitandolo e crocifiggendolo.

77. suoi. Suoli.

130. scultallo. Scolpirlo, da scultare, verbo andato in disuso. — lalde. Laudi, lodi. V. A.

131. Che quel ch’a Roma ec. Assediati i Romani dai Galli, e rifuggitisi tutti nel Campidoglio, stretti finalmente dalla fame, deliberaron di rendersi. Publio Sulpizio tribuno, a ciò deputato, pattuì con Brenno, condottiero dei nemici, che il popolo romano dovesse pagare mille libbre d’oro. Ora, mentre si stava pesando que-