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238 il morgante maggiore.

99 Astolfo pure ancora stava attento,
     Come chi spera insino a morte aiuto;
     Vide costor che venien come un vento,
     Non come strale o come uccel pennuto:
     Furno in un tratto i lupi tra l’armento,
     Che quasi ignun non se n’era avveduto;
     Ma poi che Orlando e Rinaldo conosce,
     Fu posto fine a tutte le sue angosce.

100 E’ parean proprio un nugolo di polvere;
     Giunse in un tratto la folgore e ’l tuono.
     Il manigoldo si facea già assolvere
     Al duca Astolfo, e chiedeva perdono,
     Che gli volea poi dar l’ultimo asciolvere;
     E messo avia la vita in abbandono,
     E domandava di grazia, in che modo
     Far gli dovessi che scorressi il nodo.

101 Guarda fortuna in quanta estremitate
     Condotto avea col capresto alla gola
     Il paladin di tanta degnitate,
     Che non facea di morir più parola!
     Avea mille vittorie già acquistate,
     E domandava ora una cosa sola,
     Che ’l manigoldo acconciassi il capresto,
     Per modo che scorressi il nodo presto.

102 Giunto che fu tra’ Maganzesi Orlando:
     Ah popol traditor! gridava forte;
     E misse mano a Durlindana il brando.
     Rinaldo grida: Alla morte, alla morte!
     E poi si venne alle forche accostando;
     Trasse Frusberta, e legami e ritorte
     Tagliò in un colpo, e le forche, e la scala;
     E ogni cosa in un tratto giù cala.

103 Mai non si vide colpo così bello,
     Tanto fu l’ira, la rabbia e ’l furore;
     Astolfo cadde leggier come uccello,
     Tanto in un tratto riprese vigore;
     Il manigoldo si spezza il cervello;
     Gan da Pontier fuggiva, il traditore;
     Avin che ’l vide, drieto a lui cavalca,
     Ma non potieno uscir fuor della calca.