94 Talvolta gli occhi volgeva a Parigi;
Quando guardava inverso Montalbano;
Non sa che ’l suo soccorso è in San Dionigi.
Diceva allor, per dileggiarlo, Gano:
Che guardi tu? se ne vien Malagigi?
E’ fia qui tosto, egli è poco lontano:
Perchè con meco Astolfo, così adiriti?
Ch’e’ liberar ti farà da’ suoi spiriti.
95 E nondimeno un’ostia, com’io dissi,
Gli avea cucito di sua mano addosso
Nella prigion, chè caso non venissi
Che Malagigi l’avessi riscosso,
Acciò che in ogni modo quel morissi.
Diceva Astolfo: Omè! che più non posso
Risponder, traditor, quel che tu meriti
De’ tuoi peccati presenti e preteriti.
96 Gan lo schernia di nuovo con parole,
E pure al manigoldo raccennava;
E ’l manigoldo tira come suole.
Astolfo a poco a poco s’avviava,
Però che solo un tratto morir vuole,
E così finalmente s’accordava:
I Maganzesi pur gridan dintorno
E sbuffan beffe con ischerno e scorno.
97 Orlando in questo Astolfo in alto vide,
E disse: Tempo non è da star saldo:
Non senti tu quel tumulto e le gride?
E ’l simigliante diceva Rinaldo:
Io veggo il manigoldo che l’uccide,
E già il capresto gli acconcia il ribaldo:
Non aspettiam che gli facci più ingiuria.
Così di San Dionigi escono a furia.
98 Rinaldo punse in su’ fianchi Baiardo,
Che non si vide mai saltar cervietto,
Ch’a petto a questo non paressi tardo;
Così faceva Orlando, e Ricciardetto:
Non è lion sì presto o liopardo;
Terigi drieto seguiva, il valletto:
Rinaldo scuopre il Lione sbarrato,
Orlando ha il segno del Quartier mostrato.