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canto primo. 5

19 Poi si partì portato dal furore,
     E terminò13 passare in Pagania;
     E mentre che cavalca, il traditore
     Di Gan sempre ricorda per la via;
     E cavalcando d’uno in altro errore,
     In un deserto truova una badia
     In luoghi oscuri e paesi lontani,
     Ch’era a’ confin tra Cristiani e Pagani.

20 L’abate si chiamava Chiaramonte,
     Era del sangue disceso d’Anglante;
     Di sopra alla badia v’era un gran monte,
     Dove abitava alcun fero gigante,
     De’ quali uno avea nome Passamonte,
     L’altro Alabastro, e ’l terzo era Morgante:
     Con certe frombe gittavan da alto,
     Ed ogni dì facevan qualche assalto.

21 I monachetti non potieno uscire
     Del monistero, o per legne, o per acque.
     Orlando picchia, e non voleano aprire
     Fin che all’abate alla fine pur piacque:
     Entrato dentro, cominciava a dire,
     Come Colui, che di Maria già nacque,
     Adora, ed era Cristian battezzato,
     E come egli era alla badia arrivato.

22 Disse l’abate: Il ben venuto sia:
     Di quel ch’io ho, volentier ti daremo,
     Poi che tu credi al figliuol di Maria;
     E la cagion, cavalier, ti diremo,
     Acciò che non la imputi a villania,
     Perchè all’entrar resistenza facemo,
     E non ti volle aprir quel monachetto:
     Così interviene a chi vive in sospetto.

23 Quand’io ci venni al principio abitare
     Queste montagne, benchè sieno oscure,
     Come tu vedi, pur si potea stare
     Sanza sospetto, che l’eran sicure;
     Sol dalle fiere t’avevi a guardare:
     Feronci spesso di strane paure;
     Or ci bisogna, se vogliamo starci,
     Dalle bestie dimestiche guardarci.