19 Poi si partì portato dal furore,
E terminò13 passare in Pagania;
E mentre che cavalca, il traditore
Di Gan sempre ricorda per la via;
E cavalcando d’uno in altro errore,
In un deserto truova una badia
In luoghi oscuri e paesi lontani,
Ch’era a’ confin tra Cristiani e Pagani.
20 L’abate si chiamava Chiaramonte,
Era del sangue disceso d’Anglante;
Di sopra alla badia v’era un gran monte,
Dove abitava alcun fero gigante,
De’ quali uno avea nome Passamonte,
L’altro Alabastro, e ’l terzo era Morgante:
Con certe frombe gittavan da alto,
Ed ogni dì facevan qualche assalto.
21 I monachetti non potieno uscire
Del monistero, o per legne, o per acque.
Orlando picchia, e non voleano aprire
Fin che all’abate alla fine pur piacque:
Entrato dentro, cominciava a dire,
Come Colui, che di Maria già nacque,
Adora, ed era Cristian battezzato,
E come egli era alla badia arrivato.
22 Disse l’abate: Il ben venuto sia:
Di quel ch’io ho, volentier ti daremo,
Poi che tu credi al figliuol di Maria;
E la cagion, cavalier, ti diremo,
Acciò che non la imputi a villania,
Perchè all’entrar resistenza facemo,
E non ti volle aprir quel monachetto:
Così interviene a chi vive in sospetto.
23 Quand’io ci venni al principio abitare
Queste montagne, benchè sieno oscure,
Come tu vedi, pur si potea stare
Sanza sospetto, che l’eran sicure;
Sol dalle fiere t’avevi a guardare:
Feronci spesso di strane paure;
Or ci bisogna, se vogliamo starci,
Dalle bestie dimestiche guardarci.