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canto decimo. 187

24 Così Faburro, e così il buon marchese:
     Vedremo un poco come il campo sta,
     Diceva Orlando; e ’l partito si prese;
     Ognun presto portar l’arme si fa.
     Così coperti di piastra6 e d’arnese,
     Usciron tutti fuor della città
     Quella mattina al cominciare il giorno,
     E ’nverso Montalban la via pigliorno.

25 Eran qualche otto leghe7 cavalcati,
     Quando a lor si scoperse il padiglione
     D’Erminion, dove stavan legati
     Berlinghier nostro, e Namo, e Salomone,
     E ’l buon Danese, e gli altri sventurati;
     E se non fussi che il re Erminione
     Sentito avea come Orlando venia,
     Tutti impiccare e squartar gli facia.

26 Ma dubitò di quel che gli bisogna,
     Dicendo: Se morir facciam costoro,
     E’ ne potre’ seguir danno e vergogna,
     Ch’Orlando vendicar vorrà poi loro,
     E metter ci potrebbe in qualche gogna,8
     Che ci darebbe qualche stran martoro:
     Se vivi son, qualche buon tratto fare
     Si può con essi, e’ prigioni scambiare.

27 Vide tante trabacche e padiglioni,
     Destrier coperti d’arme rilucenti,
     E sentia trombe sonare e busoni,9
     E far pel campo variati strumenti,10
     Per Montalban gatti11, grilli e falconi,12
     Da combattervi su poi quelle genti;
     E disse: Erminion, per Dio, sollecita
     Pigliar la terra, e parmi cosa lecita.

28 Meridiana disse al conte Orlando:
     Se ti fussi in piacer, caro signore,
     Una grazia mi fa ch’io ti domando;
     Io vo’ pel mezzo entrar col corridore
     Del campo tutto, e venirlo assaltando,
     E trapassarlo via con gran furore,
     E fare un colpo degno alla mia vita:
     Così pregò questa dama gradita.