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canto nono. 179


93 Carlo, poi che ’l messaggio fu partito,
     A un balcon si stava addolorato,
     Nè sa più che si far tutto smarrito;
     Ma il suo Gesù non l’arà abbandonato,
     Ch’Orlando in questo tempo è comparito,
     Com’io dirò nell’altro mio trattato,
     Col suo fratello e col pagano stuolo.
     Cristo sia sempre il vostro aiuto solo.



NOTE.

2. lasciando il suo bel lauro, Dal qual fu già ec. È noto come il lauro fu sacro ad Apollo, perchè Dafne da lui amata fu in quello convertita. E dice il Poeta che ne fu miseramente sciolto, accennando appunto a quella Ninfa dalla quale fu sciolto e diviso allorchè ella, fuggendo da lui che la inseguiva, divenne per opera di Giove, o come altri vogliono di suo padre Peneo, un alloro. Da indi in poi Apollo ornò la sua chioma e la Lira delle fronde di cotale albero, e volle che mai potesse esser tocco da folgori; per la qual cosa alcuni Imperatori pagani, a tal credenza affidati, usarono farsi un serto d’alloro, e quello porsi sul capo al primo mugghiare della tempesta. In appresso il lauro fu sempre il distintivo dei trionfanti e dei Poeti; e i Romani ne adornavano le insegne militari, e sotto l’impero tenevanlo appeso alla porta del palazzo imperiale. — Era nel tempo che più scalda il Tauro. Cioè dal 21 aprile al 21 maggio, nel qual tempo il sole è nella costellazione del Toro. La favola pose fra i segni dello zodiaco questo animale, sotto la cui figura Giove rapì Europa. Ma forse il Toro che la rapì fu un bastimento chiamato Toro, e il rapitore uno di quei re di Creta, che solean, per orgoglio, darsi nome di Giove.

3. gesta. Significa qui turba, moltitudine di gente, e l’usò poi nello stesso significato anche l’Ariosto, Canto XLVI, St. 104:

Mostra Carlo sprezzar colla sua gesta.

4. omore. Voce antica: lo stesso che umore. Dante l’usò nel trentesimo dell’Inferno:

La grave idropisia, che sì dispaia
Le membra con l’omor che mal converte.

5. mastra sala. La sala principale. Ditesi anche mastra porta, mastra torre, mastra piazza e simili.

6. Al qual non può mostrar bianco per nero. Non può dare ad intendere una cosa per un’altra. È questo un modo di dire usato pure nodo stesso significato dai Latini, ed ebbe origine dall’antica costumanza di contrassegnare colla creta o con una linea bianca le cose prospere, e col carbone le avverse e cattive; onde Persio disse:

Illa prius creta, mox hæc carbone notasti.
                                   Sat. V, v. 8.

Trovasi questo stesso proverbio in Ovidio, dove parla d’Antolico figliuolo di Mercurio e di Chione:

Qui facere assuerat, patriæ non degener artis.
Candida de nigris, et de candentibus atra.

                                   Metamorf., lib. II.

E in Giovenale:

Cedamus patria: vivant Arturius istic
Et Catulus; mancant qui nigra in candida vertunt.

                                   Sat. III.