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172 il morgante maggiore.

58 Questo dicea colla lingua la dama,
     Ma Ulivier diceva col suo core;
     Morgante, che sapea tutta la trama,
     Rispose: Dove lasci il tuo amadore,
     Che so che giorno e notte ancor ti chiama?
     Hai tu sì tosto lasciato il suo amore?
     Disse la dama: Ulivieri è qui meco,
     Però nol dissi, ed io son sempre seco.

59 In poco tempo furono ordinati
     Quarantamila, e fatte dieci schiere,
     E dal re Caradoro licenziati,
     E date tutte al vento le bandiere;
     Ed eran bene in punto e bene armati,
     Come conviensi a ciascun cavaliere,
     Cavalli e scimitarre alla turchesca,24
     E scudi e targhe25 e archi alla moresca.

60 Meridiana aveva un palafreno
     Quartato, che pareva una montagna,
     E ciò che questo mangiava, orzo o fieno,
     Con acqua fresca prima gli si bagna;
     E non era caval, ma nondimeno
     E’ non se gli poteva appor magagna,
     Se non che ’l capo aveva di serpente,
     E molto destro e forte era e corrente.

61 Questo in un bosco già facea dimoro,
     E nacque d’un serpente e d’un'alfana;26
     Mugghiava forte che pareva un toro,
     Mai non si vide bestia così strana;
     Un che lo prese, il dette a Caradoro,
     E Caradoro il diè a Meridiana;
     Nelle battaglie sempre lo menava,
     E molta fama con esso acquistava.

62 Tanto cavalca questa franca gente,
     Che in Danismarche alla fine arrivorno.
     Quando Rinaldo la novella sente,
     Una mattina in sull’alba del giorno,
     Chiamava Orlando e ’l marchese possente;
     E presto quel che fussi s’avvisorno:
     Perchè di lungi si vede il gigante,
     Che col battaglio veniva davante.