88 Renditi tu prigion, diceva allora
Il Saracino: Ohi, tosto rispose
Il paladin; sanza far più dimora,
Il brando per la punta in man gli pose.
Ed ecci un autor che dice ancora,
E così trovo nell’antiche chiose,
Che ginocchion lo fe star quel che volle
Colle ginocchia ignude Mattafolle.
89 E disse: Questo sia pel tuo peccato,
Che tu volevi far le fusa torte:38
E poi ch’egli ebbe il suo brando pigliato,
Non per la punta, chè v’era la morte,
Anzi dal pome, com’e’ gli fu dato,
Lo mise drento a quelle sante porte
Di San Dionigi: e Namo, che vedea
Il suo figliuol prigion, seco piangea.
90 Era d’ogni eccellenzia e di costume
Berlinghier sopra tutti un uom dabbene,
Di gentilezza una fonte, anzi un fiume,
A luogo e tempo, come si conviene,
Tanto che scritto n’è in più d’un volume:
Or se lo stil della ragion non tiene,
È che conobbe ch’ogni gentilezza
Perduta è sempre a chi quella non prezza.
91 E reputava Mattafolle un matto,
Come il nome sonava veramente,
Da non servargli nè ragion nè patto;
Così lo scusa ognun ch’è sapiente.
Poi, se gli fussi riuscito il tratto,
Era salvato Carlo e la sua gente;
E lecito ogni cosa è per la fede:
Adunque chi lo ’ncolpa, il ver non vede.
92 Carlo sentì ritoccare il cornetto,
E disse: Questo mi par tristo segno;
Caduto è Berlinghier tanto perfetto,
Non so chi abbi a’ suoi colpi ritegno:
Venuto è questo Pagan maladetto,
Per distrugger mia gente e tutto il regno.
Avin s’armò, sentendo che ’l fratello
Era abbattuto, per vendicar quello.