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152 il morgante maggiore.

68 Ed accordàrsi che v’andasse Namo:
     Namo v’andò, siccome gli fu imposto.
     Giugnendo a Mattafolle così gramo,25
     Lo salutò, e dissegli discosto:
     Prendi del campo, alla giostra vegnamo,
     Chè dir parole assai non son disposto.
     Il Saracin, che la sua voglia intende,
     Subitamente allor del campo prende.

69 Namo si volse tutto furioso,
     E si credette inghiottir Mattafolle;
     Giunse allo scudo un colpo poderoso,
     L’aste si ruppe, chè passar nol volle.
     Il Saracin, ch'è forte e animoso,
     Nulla non par che dell’arcion si crolle;
     E prese il savio duca a mezzo il petto,
     E della sella lo cavò di netto.

70 Namo si vide superato e vinto,
     E così disse: Io ti comincio a credere,
     Poichè tu m’hai fuor dell’arcion sospinto,
     Ch’ogni altro Saracin tu debba eccedere;
     Il brando presto dal lato ebbe scinto,
     E disse: A te prigion mi vo’ concedere.
     Disse il Pagano: Or se non t’è fatica,
     Il nome tuo, baron, vo’ che mi dica.

71 Namo rispose: Questo poco importa,
     Sappi ch’io sono il duca di Baviera.
     Disse il Pagan: Per Macon ti conforta,
     Ch’onorato sarai fra la mia schiera.
     Di San Dionigi il condusse alla porta,
     Dove il Danese nostro prigione era;
     E ritornossi al campo, e ’l corno suona,
     Carlo sprezzando e sua santa corona.

72 Era Carlo a vederlo cosa oscura,
     E tutti i suoi baron similemente,
     Ognuno avea già in Parigi paura.
     Berlinghier nostro, quando il corno sente,
     Tosto apportar si facea l’armadura,
     E montò sopra il suo destrier possente:
     Nella sedia fatal rimase Carlo,
     E’ suoi baron dintorno a confortarlo.