38 E lui si stette con sue gente al piano
Appresso a poche leghe di Parigi,
E manda imbasciadore16 a Carlo Mano,
A dir che gli movea questi litigi,
Per vendicar Mambrin degno pagano,
E Montalban disfare e San Dionigi;
E Mattafolle fu suo imbasciadore,
Un re pagan che non gli triema il core.
39 Giugnendo a Carlo Man quel Mattafolle,
Fe come matto e folle veramente,
Chè quando e’ gli ebbe detto quel che volle,
A minacciar cominciollo aspramente.
Carlo pur rispondea timido e molle:
Astolfo a questo non fu paziente;
Trasse la spada fuor con gran tempesta,
Per dare a Mattafolle in su la testa.
40 Ma non potè, perchè lo prese Namo,
E disse: L’onestà questo non vuole,
Ch’ a ’mbasciador oltraggio noi facciamo.
Lascialo far, chè fa come far suole,
Si che al suo re non ne faccia richiamo.
Mattafolle tagliava le parole,
E disse: Astolfo, in sul campo ti voglio,
E forse abbasserò questo tuo orgoglio.
41 E dipartissi da Carlo adirato,
Benchè il Dusnamo si scusassi assai;
Al grande Erminion si fu tornato,
E disse: La ’mbasciata tua contai,
E molto fui da Astolfo ingiuriato;
Ond’io ti priego, s’a te piacqui mai,
Che domattina sia contento io m’armi,
E vo’ con tutti i paladin provarmi.
42 Rispose Erminion: Tu non sai bene
Ancor chi sieno i paladin di Francia,
E per questa cagion sì spesso avviene,
Che molti n’hanno forata la pancia;
Sappi che Carlo Man questi non tiene,
Se non fussin ognun provata lancia:
Tu ti potrai provar, se n’hai pur voglia,
Ma guarda ben che mal non te n’incoglia.