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132 il morgante maggiore.

69 Io vo’ con Manfredon, tu mi consenti,
     Che la battaglia mia sia in ogni modo,
     Per vendicar non un’ingiuria o venti,
     Ma mille e mille, e che paghi ogni frodo.
     Disse Ulivier: Se così ti contenti,
     Che poss’io dir, se non ch’io affermo e lodo?
     Re Manfredon, che le parole intese,
     In questo modo parlava al marchese.

70 Per Dio ti priego, baron d’alta fama,
     Tu lasci me come amante fedele
     Perdere insieme e la vita e la dama,
     Chè così vuol la fortuna crudele:
     Cercato ho quel che cercar suol chi ama,
     Trovato ho tosco per zucchero e mele:
     E poi che la mia morte ognun la vuole,
     Per le sue man morir non me ne duole.

71 So ch’io non tornerò più nel mio regno,
     So che mai più non rivedrò Soria,
     So ch’ogni fato m’avea prima a sdegno,
     So che fia morta la mia compagnia;
     So ch’io non ero di tal donna degno,
     So ch’aver non si può ciò ch’uom desia:
     So che per forza di volerla ho il torto,
     So che sempre, ov’io sia, l’amerò morto.

72 Non potè far Meridiana allora,
     Che del suo amante pur non gl’increscessi,
     E disse: Così va chi s’innamora;
     Se mille volte uccider lo potessi,
     Per le mie man non piaccia a Dio che mora,
     Quantunque a morte si danni egli stessi:
     E pianse, sì di Manfredon gli dolse,
     Ch’essere ingrata a tanto amor non volse.

73 E ricordossi ben, che combattendo
     L’aveva molte volte riguardata;
     Dicea fra sè: Perchè d’ira m’accendo
     Contro a costui? perchè son sì spietata?
     Ciò che fatto ha, com’io pur veggo e ’ntendo,
     È per avermi lungo tempo amata:
     Non fu lodata mai d’esser crudele
     Alcuna donna al suo amante fedele;