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128 il morgante maggiore.

49 E cominciava a sgridar que’ Pagani,
     E far balzar giù molti della sella,
     E capi e braccia in tronco, e spalle e mani.
     Tocca, e ritocca, e risuona, e martella;
     I Saracini uccide come cani:
     Un mezzo braccio v’alzar le cervella;
     E sopra i corpi morti si cacciava
     Addosso a’ vivi, e la rosta menava.22

50 Ed ogni volta levava la mosca,
     Ma ne portava con essa la gota,
     O dov’e’ par che bruttura conosca,
     Sempre col pezzo ne lieva la nuota;
     L’aria pareva sanguinosa e fosca,
     Sì spesso par che il gigante percuota:
     Balzano i pezzi di piastre e di maglia,
     Come le schegge d’intorno a chi taglia.

51 E spesso avvenne ch’un capo spiccoe
     E poi quel capo a un altro percosse
     Sì forte, che la testa gli spezzoe,
     E morto cadde che più non si mosse:
     Oh quanti il giorno all’inferno mandoe!
     Quanti morti rimason per le fosse!
     E Manfredonio già s’è messo in punto
     Con molta gente, e ’n quella parte è giunto.

52 Dall’altra parte Orlando è comparito,
     E il sir di Montalban tanto gagliardo,
     Ch'accetta prima ch’uom facci lo ’nvito:
     E fece un salto pigliare a Baiardo
     In mezzo dove il gigante è ferito:
     Sopra gli uomin saltò sanza riguardo,
     E ritrovossi al rigoletto in mezzo
     De’ Saracin, ch’omai faranno lezzo.23

53 Quando Morgante vedeva quel salto,
     Parve che ’l cuore in aria si levasse,
     Chè più di dieci braccia andò in aria alto
     Baiardo, prima che in terra calasse.
     Or qui comincia il terribile assalto;
     Rinaldo presto Frusberta sua trasse,
     Quella che fesse il mostro dall’inferno,
     Per far de’ Saracin crudo governo.