44 Avea nel dosso migliaia di zampilli,
Che gettan sangue già per le punture,
Ch’erano state d’altro che d’assilli;20
Chi dà percosse di mazze e di scure,
Chi ’l petto par, chi le gambe gli spilli;
Chi dà sassate che parevon dure:
Era un diluvio la gente ch’è intorno,
Per ammazzare il gigante quel giorno.
45 E già pel campo il romore è sì forte,
Ch’alla città ne fu tosto sentore;
Le guardie, ch’eran lasciate alle porte,
Cominciorno a gridar con gran furore,
Come Morgante era presso alla morte.
Diceva Orlando: Vedrai bello errore,
Che Manfredonio sarà pur scampato,
E questo matto ha il suo campo assaltato.
46 Tanto andata sarà la capra zoppa,
Che si sarà ne’ lupi riscontrata;
Questa sua furia alcuna volta è troppa;
E’ fece pur in ver pazza pensata
D’ardere un campo come un po’ di stoppa,
E come a’ topi far colla granata:
Ma il topo sarà egli in questo caso
Al cacio nella trappola rimaso.
47 Subito fece i suo’ compagni armare,
E Caradoro le sue gente tutte,
Perchè Morgante si possi aiutare
Da’ Saracin, che gli davon le frutte:
Così avvien21 chi pel fango vuol trottare,
E può di passo andar per le vie asciutte:
E fece a Vegliantin la sella porre
Orlando, che ’l destrier suo vuol pur torre.
48 A Ulivier si fe dar Durlindana,
Ed a lui dette Cortana e Rondello,
E la bella e gentil Meridiana
Ulivier arma, ch’è ’l suo damigello:
Corsono al campo alla turba pagana
Si presto ognun, che pareva un uccello.
Morgante vide il soccorso venire,
E col battaglio riprese più ardire.