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122 il morgante maggiore.

19 E in su la spalla il fardel si gittava,
     Dall’altra man col battaglio s’arrosta;5
     Il capo a questo e quell’altro spiccava
     Di que’ Pagan che volevon far sosta:
     Talvolta basso alle gambe menava,
     Tanto che ignuno a costui non s’accosta,
     E teste e gambe e braccia in aria balzano:
     La furia è grande, e le grida rinnalzano.

20 Subito il campo è tutto in iscompiglio,
     E corron tutti come gente pazza;
     Morgante fece il battaglio vermiglio
     Di sangue, e intorno con esso si spazza:
     A chi spezza la spalla, e a chi il ciglio;
     E Manfredon quanto può si diguazza,6
     E grida, e scuote, e chiamava soccorso:
     Dodon più volte l’ha graffiato e morso.

21 Morgante il passo quanto può studiava,
     E a dispetto di tutti i Pagani
     Passato ha 'l fiume, e 'l fardel ne portava;
     Tanto menato ha il battaglio e le mani.
     Ma finalmente Dodone affogava;
     Onde gridò: Se scacciati hai que’ cani,
     Posami in terra, ch’io son mezzo morto,
     Per Dio, Morgante, e donami conforto.

22 Morgante in terra posava il fardello,
     Chè non aveva più d’intorno gente,
     E confortava Dodon cattivello;7
     Ma poi di Manfredon poneva mente,8
     Ch’era ravvolto come il fegatello:
     Vide che morto parea veramente,
     E disse: Te non porterò alla terra;
     Poi che se’ morto, finita è la guerra.

23 Disse Dodon: Deh gettalo nel fiume.
     Morgante vel gittò, sanza più dire;
     Ma presto ritornàr gli spirti e ’l lume,
     Però che l’acqua lo fe risentire,
     Come egli è sua natura e suo costume;
     E Manfredon comincia a rinvenire:
     E corse là di Pagani una tresca,9
     Tanto che in fine costui si ripesca.