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116 il morgante maggiore.

maron cytisus. Si è poi applicato tal nome a qualunque albero, onde Dante disse:

La gran variazion de’ freschi mai,

per indicare le molte specie di alberi che erano nel Paradiso terrestre. Dal nostro contado chiamasi maio quel ramo d’albero, che i contadini piantano la notte di calen di maggio innanzi all’uscio delle loro belle; onde appiccare il maio a ogni uscio, a ogni casa, vale appunto fare il vagheggino con tutte. Anche i Latini ebbero tale usanza, e la chiamaron majuma. Suida però racconta che in un determinato giorno del mese di maggio solevano i Romani andar su per il Tevere infino ad Ostia, e quivi far de’ giuochi, e sollazzarsi nelle marine onde nuotando, e che anche questo giuoco era detto Majuma. — bavalischio. Lo stesso che basilisco, il quale è un animale anfibio, che gli antichi favoleggiarono por un mostro spaventoso, e che avvelenasse collo sguardo. È opinione del volgo che esso nasca dall’uovo partorito da un gallo. — l’asin fai del pentolaio. Proverbio che vale fermarsi ad ogni uscio; come fa appunto il pentolaio, che quasi ad ogni casa si ferma a spacciare la sua mercanzia.

22. Che per conformità nasce di stella. L’opinione che l’influsso celeste agisse nelle umane azioni fu nei passati tempi sì universale e radicata, che i più grandi uomini prestaronvi fede. Da tal credenza ebbe origine la celebre scienza dell’Astrologia giudiciaria. Al pianeta di Venere particolarmente si attribuì l’influsso della passione amorosa; onde Dante disse che le genti antiche nell’antico errore, cioè nella idolatria, credettero che la Dea Venere:

............ il folle amore
Raggiasse volta nel terzo epiciclo.

Il domma cristiano poi tolse il dominio dei pianeti alle divinità che vi avevan poste i Gentili, e nel luogo di quelle pose in ciascuno di essi alcuna angelica intelligenza, deputata a reggerne i moti, e regolarne gli influssi. A queste angeliche intelligenze rivolgeva Dante stesso suo discorso, in una delle sue più belle Canzoni, che comincia:

Voi che intendendo il terzo ciel movete.

In questo luogo però le parole di Ulivieri vogliono significare, che egli e Forisena si sarebbero sempre amati, perchè il Pianeta che influiva sulle azioni e sulla vita di Ulivieri stesso era di natura conforme a quello che esercitava la medesima influenza su Forisena; e ciò è secondo le teorie della scienza astrologica.

23. conio. Dal lat. cuneus. Strumento di metallo o di legno che è tagliente da una testa, e verso l’altra va ingrossando, e pigliando forma piramidale, onde, percosso, ha forza di penetrare, e di fendere. Così il Vocabolario.

27. di costa. Posto così avverbialmente, vale da banda, in disparte. — Del diciannove. Sembra che valga lo stesso che tener l’invito del diciotto.

28. del combatter gaggio. Gaggio è pegno o cauzione d’una promessa o patto. Qui pare voglia significare gara, o simili. Viene probabilmente dal latino vadium, secondo dice il Castelvetro, il quale soggiunge: «E significa propriamente quella promessa, che le parti tra loro fanno in giudicio, quando vogliono piatire in pena o di colui che domanda ingiustamente quel che sa non dovere avere, o di colui che niega di pagare quel di che sa esser debitore. E questo promettere si dice ingaggiare; come si vede nelle Novelle Antiche: le parti s’ingaggiaro; appresso si trasporta ad ogni guadagno, che meritando e quasi piatendo s’acquista. Laonde Dante chiamò gaggi de’ Beati i premii eterni dati loro da Dio per gli suoi meriti:

Ma nel commensurar de’ nostri gaggi
Col merto è parte di nostra letizia.»

Significa anche le paghe e premii de’ soldati, come si rileva da G. Villani: «I Tedeschi non potendo avere le loro paghe e gaggi dal Bavaro ec.» Gaggio pure, per similitudine, si chiama colui che è fermamente obbligato