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x prefazione dell'annotatore

Però che l’acqua in ogni parte è piana,
Benchè la terra abbi forma di ruote,
Era più grossa allor la gente umana,
Tal che potrebbe arrossirne le gote
Ercole ancor d’aver posti que’ segni,
Perchè più oltre passeranno i legni.

     E puossi andar giù nell’altro emisperio,
Però che al centro ogni cosa reprime:
Sì che la terra per divin misterio
Sospesa sta fra le stelle sublime,
E laggiù son città, castella e imperio;
Ma noi conobbon quelle gente prime.
                         Morgante, Canto XXV, st. 229-30.

Più consideriamo i vestigi della scienza antica che rompe in subiti lampi tra le tenebre dei tempi di mezzo, i quali per altro riaccesero a grado a grado la luce nell’orizzonte, più siamo disposti ad accettare l’ipotesi da Bailly sostenuta con seducente eloquenza. Voleva egli che tutte le cognizioni de’ Greci e de’ Romani fossero state loro partecipate come avanzo di un naufragio e come rottami della sapienza già posseduta dalle antichissime delle nazioni, istruite dai savi e filosofi, poi cancellate dalla superficie della terra per qualche sommergimento. Teorica che parrà stravagante: ma certo, se le opere della letteratura romana non sussistessero, parrebbe cosa incredibile che dopo il corso di pochi secoli la civiltà del tempo d’Augusto dovesse essere seguita in Italia da tale e tanta barbarie. Gl’Italiani divennero per modo ignoranti, che obbliarono fino i cognomi di loro famiglie, e innanzi il secolo undecimo il nome di battesimo era il solo che distinguesse l’uno dall’altro. Avevasi nondimeno un’idea, sebbene confusa, dell’esistenza degli antipodi, ed era reminiscenza dell’antica dottrina. Dante ha indicato il numero e la posizione delle stelle formanti la costellazione polare dell’emispero australe, e ne dice che quando Lucifero rovinò dalle celesti regioni ebbe forata la terra cadendo giù; metà del suo corpo rimase dal lato del