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110 il morgante maggiore.

44 E cominciorno sì fiera battaglia,
     Che far comparazion non si può a quella;
     Perchè Frusberta e Cortana26 anco taglia,
     E ’l suo signor, che con essa impennella,27
     Disaminava e la piastra e la maglia;
     Rinaldo sempre all’elmetto martella,
     Perchè e’ sapeva ch’egli è d’acciaio fino,
     Che fu d’Almonte nobil Saracino.

45 Pur nondimen si voleva aiutare,
     Però che Orlando vedea riscaldato,28
     E conosceva quel che sapea fare
     Il suo cugin, quand’egli era adirato;
     Ma Cristo volle un miracol mostrare,
     Acciò che ignun di lor non abbi errato:
     E perchè de’ suoi amici si ricorda,
     Il fier lione spezzava la corda.

46 Venne a Rinaldo, ed Orlando dicia:
     Per Dio, baron, di te mi maraviglio:
     Questa mi par da chiamar villania;
     Ma questa volta non hai buon consiglio,
     Chè a te e lui caverò la pazzia.
     Rinaldo in drieto volgea presto il ciglio:
     Vide il lione, e funne malcontento,
     E cominciò questo ragionamento:

47 Aspetta, cavalier, tanto ch’io possi
     Questo lion rimenare alla terra;
     La mia intenzion non fu, quand’io mi mossi,
     Di venir qui col lione a far guerra.
     Rispose Orlando: Qual cagion si fossi
     Non so, ma in fine è l’errato chi erra;
     S’io ti volessi guastar il lione,
     Guarda 'l battaglio c’ha quel compagnone.

48 Disse Rinaldo: Noi farem ritorno,
     Tu al tuo re, ed io nella cittade,
     E domattina come scocca il giorno,29
     Ritornerò per la mia lealtade;
     E chiamerotti, com’io fe’, col corno,
     E proverremo chi arà più bontade;
     Questo di grazia, baron, ti domando:
     Tanto che fe contento il conte Orlando.