39 Al padiglion ne lo porta il gigante:
A Manfredonio Dodon presentava;
Manfredon rise, veggendo Morgante,
E per Macon d’impiccarlo giurava.
Morgante in drieto volgeva le piante,
Torna ad Orlando ch’al campo aspettava.
Rinaldo irato ad Orlando dicia:
Io ti farò, cavalier, villania.
40 Aspettami, se vuoi, tanto ch’io vada
A qualche cosa a legar quel lione,
Poi proveremo la lancia e la spada
Per quel c’ha fatto il gigante ghiottone.
Rispose Orlando: Fa’ come t’aggrada,
O lancia, o spada, o cavallo, o pedone.
Rinaldo smonta, e la bestia legava,
Poi verso Orlando in tal modo parlava:
41 Non potrai nulla del lion più dire;
Oltre provianci colle lancie in mano,
Vedrem se, come mostri, hai tanto ardire;
Chè il can che morde, non abbaia invano.
Volse il destrier, per tornarlo a ferire.
Orlando al suo Rondel gira la mano,
Del campo prese, e con molta tempesta
Si volse in drieto colla lancia in resta.
42 Non domandar quel che facea Baiardo,
Con quanta furia spacciava il cammino;
E Rondello anco non pareva tardo,
Anzi pareva quel di Vegliantino:
Rinaldo aveva al bisogno riguardo25
Dov’e’ ponessi la lancia al cugino;
Ma cognosceva ch’egli è tanto forte,
Che pericol non v’è di dargli morte.
43 A mezzo il petto la lancia appiccoe,
Orlando ferì lui similemente;
E l’una e l’altra lancia in aria andoe;
Non si cognosce vantaggio niente;
E l’uno e l’altro destrier s’accoscioe,
E cadde in terra pel colpo possente:
Tanto che fuor della sella saltorno
I duo baroni, e le spade impugnorno.