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104 il morgante maggiore.

14 Ed ecci un re famoso, antico e degno,
     Che innamorato s’è d’esta mia figlia,
     E vuol per forza lei con tutto il regno;
     E molti ha morti della mia famiglia:
     Ogni dì truova qualche stran disegno
     Per oppressarci, e ’l mio campo scompiglia;
     E per ventura un cavalier errante
     V’è capitato con un gran gigante.

15 Con un battaglio in man d’una campana,
     Sia ch’armadura vuol, che ne fa polvere;
     E molti già di mia gente pagana
     Ha sfracellati, e dato lor che asciolvere4:
     Ovunque e’ giugne, la percossa è strana,
     Non c’è papasso5 che ne voglia assolvere:
     Io 'l vidi un giorno a un dar col battaglio,
     Che ’l capo gli schiacciò come un sonaglio.

16 Se con quel cavalier vi desse il core
     A corpo a corpo, chè così combatte,
     E col gigante d’acquistare onore,
     Le genti mie non sarebbon disfatte.
     Ed io vi giuro pel mio Dio e Signore,
     S’alcun di voi di questi ignun6 abbatte,
     Ciò che saprete domandare, arete,
     Se ben la figlia mia mi chiederete.

17 Era presente a quel Meridiana,
     E una ricca cotta7 aveva indosso
     D’un drappo ricco all’usanza pagana,
     Fiorito tutto quanto bianco e rosso
     Com'era il viso di latte e di grana8,
     Ch’arebbe un cor di marmo ad amar mosso:
     Nel petto un ricco smalto9 e gemme e oro
     Con un rubin che valeva un tesoro.

18 E un carbonchio10 ricco ancora in testa,
     Che d’ogni scura notte facea giorno:
     Avea la faccia angelica e modesta,
     Che riluceva come ’l Sol d’intorno.
     Ulivier, quanto guardava più questa,
     Tanto l’accende più il suo viso adorno:
     E fra suo cor dicea: Se tu farai
     Quel che dicesti, re, tu vincerai.