14 Ed ecci un re famoso, antico e degno,
Che innamorato s’è d’esta mia figlia,
E vuol per forza lei con tutto il regno;
E molti ha morti della mia famiglia:
Ogni dì truova qualche stran disegno
Per oppressarci, e ’l mio campo scompiglia;
E per ventura un cavalier errante
V’è capitato con un gran gigante.
15 Con un battaglio in man d’una campana,
Sia ch’armadura vuol, che ne fa polvere;
E molti già di mia gente pagana
Ha sfracellati, e dato lor che asciolvere4:
Ovunque e’ giugne, la percossa è strana,
Non c’è papasso5 che ne voglia assolvere:
Io 'l vidi un giorno a un dar col battaglio,
Che ’l capo gli schiacciò come un sonaglio.
16 Se con quel cavalier vi desse il core
A corpo a corpo, chè così combatte,
E col gigante d’acquistare onore,
Le genti mie non sarebbon disfatte.
Ed io vi giuro pel mio Dio e Signore,
S’alcun di voi di questi ignun6 abbatte,
Ciò che saprete domandare, arete,
Se ben la figlia mia mi chiederete.
17 Era presente a quel Meridiana,
E una ricca cotta7 aveva indosso
D’un drappo ricco all’usanza pagana,
Fiorito tutto quanto bianco e rosso
Com'era il viso di latte e di grana8,
Ch’arebbe un cor di marmo ad amar mosso:
Nel petto un ricco smalto9 e gemme e oro
Con un rubin che valeva un tesoro.
18 E un carbonchio10 ricco ancora in testa,
Che d’ogni scura notte facea giorno:
Avea la faccia angelica e modesta,
Che riluceva come ’l Sol d’intorno.
Ulivier, quanto guardava più questa,
Tanto l’accende più il suo viso adorno:
E fra suo cor dicea: Se tu farai
Quel che dicesti, re, tu vincerai.