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CANTO SESTO.




ARGOMENTO.

     Drento al palazzo del re Caradoro
Entra Rinaldo, e i due compagni ha seco:
Rinaldo e Orlando combatton tra loro
Sconosciuti, e si dan colpi da cieco.
Va prigione Dodon. Chi sien costoro,
La spia di Gano al re corre a far eco.
Ulivieri campion d’una sottana
D’amor si strugge per Meridiana.


1 O Padre nostro che ne’ cieli stai,
     Non circumscritto1, ma per più amore
     Ch’a’ primi effetti di lassù tu hai,
     Laudato sia il tuo nome e ’l tuo valore:
     E di tua grazia mi concederai
     Tanto, ch’io possi finir sanza errore
     La nostra istoria: e però, Padre degno,
     Aiuta tu quest’affannato ingegno.

2 Era il Sol, dico, al balcon d’oriente,
     E l’aurora si facea vermiglia,
     E da Titon suo antico un poco assente;
     Di Giove più non si vedea la figlia,
     Quella amorosa stella refulgente,
     Che spesso troppo gli amanti scompiglia;
     Quando Rinaldo giù calava il monte,
     Dove era Orlando suo famoso conte.

3 Come’egli ebbe veduta la cittade,
     Disse a Dodone: Or puoi veder la terra
     Dov'è la dama c’ha tanta beltade;
     Vedi che 'l re Corbante già non erra,
     Ch’io veggo de' Pagan gran quantitade:
     Quivi è quel Manfredon che gli fa guerra.
     Mentre che dice questo, e Ulivieri
     Conobbe Orlando sopra il suo destrieri.