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98 il morgante maggiore.

64 Poi colla punta della spada scrisse:
     Nel tal tempo il signor di Montalbano
     Ci arrivò a caso; ed ogni cosa disse:
     Come in quel sasso stava un uomo strano,
     E come tutto Rinaldo il partisse:
     Ed evvi ancora scritto di sua mano
     Le lettre colla punta della spada,
     E puossi ancor veder sopra la strada.

65 E chiamasi la selva dall’inferno;
     Chi vuole andare30 al monte Sinai,
     Vi passa, quando e’ va, che sia di verno,
     Per non passare il fiume Balai:
     E leggesi quel diavol dell’inferno,
     Come Rinaldo quivi lo partì:
     E vedesi ancor l’ossa drento al fesso,
     E sentevisi urlar la notte spesso.

66 Poi si partirno, e il lion, come suole,
     Sempre la strada mostrava a costoro.
     Era di notte, Rinaldo non vuole
     Che per le selve si facci dimoro,
     Talch’Ulivieri e Dodon se ne duole,
     Chè cavalcare a stracca è lor martoro;
     Tutta la notte con sospetto andorno,
     Insin che in oriente vidon giorno.

67 Come e’ fu fuor dell’oceano Apollo,
     Si ritrovoron sopra a un poggetto;
     Questo passorno, e poi più là un collo31
     D’un altro monte ch’era al dirimpetto:
     E poi che a questo dato ebbono il crollo32,
     Vidono un pian con un certo fiumetto,
     Trabacche, e padiglioni, e loggiamenti
     E cavalieri armati, e varie genti.

68 Quivi era Manfredonio innamorato,
     Che lo facea morir Meridiana,
     Con tutto quanto il popolo attendato;
     E la fanciulla al suo parer villana
     Al re Corbante avea significato,
     Ch’assediata è dalla gente pagana,
     E come Manfredon si sforza e ’ngegna
     Torgli d’onor la sua famosa insegna.