64 Poi colla punta della spada scrisse:
Nel tal tempo il signor di Montalbano
Ci arrivò a caso; ed ogni cosa disse:
Come in quel sasso stava un uomo strano,
E come tutto Rinaldo il partisse:
Ed evvi ancora scritto di sua mano
Le lettre colla punta della spada,
E puossi ancor veder sopra la strada.
65 E chiamasi la selva dall’inferno;
Chi vuole andare30 al monte Sinai,
Vi passa, quando e’ va, che sia di verno,
Per non passare il fiume Balai:
E leggesi quel diavol dell’inferno,
Come Rinaldo quivi lo partì:
E vedesi ancor l’ossa drento al fesso,
E sentevisi urlar la notte spesso.
66 Poi si partirno, e il lion, come suole,
Sempre la strada mostrava a costoro.
Era di notte, Rinaldo non vuole
Che per le selve si facci dimoro,
Talch’Ulivieri e Dodon se ne duole,
Chè cavalcare a stracca è lor martoro;
Tutta la notte con sospetto andorno,
Insin che in oriente vidon giorno.
67 Come e’ fu fuor dell’oceano Apollo,
Si ritrovoron sopra a un poggetto;
Questo passorno, e poi più là un collo31
D’un altro monte ch’era al dirimpetto:
E poi che a questo dato ebbono il crollo32,
Vidono un pian con un certo fiumetto,
Trabacche, e padiglioni, e loggiamenti
E cavalieri armati, e varie genti.
68 Quivi era Manfredonio innamorato,
Che lo facea morir Meridiana,
Con tutto quanto il popolo attendato;
E la fanciulla al suo parer villana
Al re Corbante avea significato,
Ch’assediata è dalla gente pagana,
E come Manfredon si sforza e ’ngegna
Torgli d’onor la sua famosa insegna.