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88 il morgante maggiore.

14 Vedi il lion che tuttavia l’aspetta:
     Non è baron, di cui nel mondo dotti;
     Vedi que’ due che son là di sua setta:
     Questi fanno assai fatti, e pochi motti.
     Il messaggier si dipartiva in fretta:
     Corbante disse, che voli, e non trotti;
     Tanto che presto tornò a Caradoro,
     E riferi come e’ vengon costoro.

15 E che parea quel guerrier del lione
     Un uom molto famoso in vista e forte,
     E d’Ulivier diceva e di Dodone:
     Non è baron, Caradoro, in tua corte
     Da metterlo con questi al paragone;
     Corbante dice che tu ti conforte,
     Perchè colui che si chiama il guerriere,
     Non temerebbe Orlando in sul destriere.

16 Rinaldo da Corbante accommiatossi,
     E molte offerte fece al re pagano,
     Che sempre sare’ suo, dovunque e’ fossi;
     Nè anco il re Corbante fu villano
     Alla risposta; e così si son mossi,
     E benedetti, e baciati la mano:
     Ed Ulivieri avea potuto appena
     Addio piangendo dire a Forisena.

17 La qual veggendo partire Ulivieri,
     Avea più volte con seco disposto
     Di seguitarlo, e fatti stran pensieri,
     Nè potè più il suo amor tener nascosto;
     E la condusse quel bendato arcieri,
     Per veder quanto Ulivier può discosto,
     A un balcone, e l’arco poi disserra,
     Tanto che questa si gittava a terra.

18 Il padre suo, che la novella sente,
     Corse a vederla, e giunse ch’era morta:
     Alla sua vita non fu si dolente:
     E intese ben quel che ’l suo caso importa,
     E come Amore è quel che lo consente;
     E se non fusse alcun che lo conforta,
     E chi la mano e chi ’l braccio gli piglia,
     Uccider si volea sopra la figlia.