14 Vedi il lion che tuttavia l’aspetta:
Non è baron, di cui nel mondo dotti;
Vedi que’ due che son là di sua setta:
Questi fanno assai fatti, e pochi motti.
Il messaggier si dipartiva in fretta:
Corbante disse, che voli, e non trotti;
Tanto che presto tornò a Caradoro,
E riferi come e’ vengon costoro.
15 E che parea quel guerrier del lione
Un uom molto famoso in vista e forte,
E d’Ulivier diceva e di Dodone:
Non è baron, Caradoro, in tua corte
Da metterlo con questi al paragone;
Corbante dice che tu ti conforte,
Perchè colui che si chiama il guerriere,
Non temerebbe Orlando in sul destriere.
16 Rinaldo da Corbante accommiatossi,
E molte offerte fece al re pagano,
Che sempre sare’ suo, dovunque e’ fossi;
Nè anco il re Corbante fu villano
Alla risposta; e così si son mossi,
E benedetti, e baciati la mano:
Ed Ulivieri avea potuto appena
Addio piangendo dire a Forisena.
17 La qual veggendo partire Ulivieri,
Avea più volte con seco disposto
Di seguitarlo, e fatti stran pensieri,
Nè potè più il suo amor tener nascosto;
E la condusse quel bendato arcieri,
Per veder quanto Ulivier può discosto,
A un balcone, e l’arco poi disserra,
Tanto che questa si gittava a terra.
18 Il padre suo, che la novella sente,
Corse a vederla, e giunse ch’era morta:
Alla sua vita non fu si dolente:
E intese ben quel che ’l suo caso importa,
E come Amore è quel che lo consente;
E se non fusse alcun che lo conforta,
E chi la mano e chi ’l braccio gli piglia,
Uccider si volea sopra la figlia.