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si resta dal contemplare l’Ermon frondoso e l’Anir, finchè spunti dagli ombrosi ricoveri la Sulamite a ricreare la selva coll’odor de’ suoi unguenti? Quindi, riducendosi al piano, frequenti sono le piscine e le fonti, i boschetti dell’aloè e del cipresso; e dove anche sembra spenta ogni aura di vita, sui nudi rocchi e tra le sabbie rossastre, folte siepi d’isopo che invitano al pentimento. Volete parlare di città? È possibile ricordar senza lacrime la bella, l’opulenta Sionne e il santo suo colle? Qual città più feconda di rimembranze, di questa regina delle nazioni, or divenuta la vedova del deserto? Tanto ancora nelle sventure veneranda, che non sembra avervi su tutta la terra città degna al pari di questa di stancare la potente collera del Signore. Ho letto le relazioni di non pochi viaggiatori, e m’accorsi che la vista di Gerusalemme eccitò in tutti un misto di sentimenti sì vivi e profondi da non trovar poi tanto strana la congiura di mezzo il mondo pel suo riscatto. A questo magico territorio è confinante da un lato l’Egitto, a cui miravano gli Ebrei sospirando come a terra in cui gemettero schiavi sì lungamente, e donde uscirono con tanto strepito di portenti; e da un altro l’Assiria, e quella Babilonia che, qual tigre ingorda o lionessa, è avida del sangue di Giuda, ed ha aperte le fauci per ingoiare quanti più può del popolo degli eletti, quella Babilonia che suona sempre sventura nei cantici del profeta. Qual contrasto tra due popoli barbari,