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Come la bruna rondine,
fida del mar veliera,
drizza pur sempre al cognito
20trave l’affetto e il voi;
io vi drizzai la trepida
piuma del cor leggiera,
piú che alle stelle e .ai zeffiri
del mio materno suol.
25Ché voi mi amaste, e un gelido
cor non amaste. Oh giorni
mici desolati! oh vedove
notti del mio pensieri
oh ingrate veglie! oh inutile
30sogno de’miei ritorni!
in che nefandi calici
Dio mi costrinse a ber!
Le fresche aurore, i limpidi
miei vespri alla collina,
35l’eco de’ corni e il fervido
moto de’ veltri al pian,
gli antri, le coste, i floridi
boschetti e la marina
sul mesto cor dell’esule
40versar lusinghe invan.
Sin di due trecce il morbido
nerissimo volume,
e il canto, per la tenebra
ignea colonna a me,
45mai piú rifar non seppero
agli estri miei le piume,
dacché il poeta, o libere
alpi, l’addio vi die’.