Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/97

E poi, ben si diserta, anco derisi,
una palestra insanguinata e cruda,
dove spesso balenano indivisi
Caino e Giuda.
105Ma potessi morir. l’inno ascoltando
della vittoria! e contemplar le sparse
barbare tende, e tra la croce e il brando
Solima alzarse,
e dai letti di spasimo coperti
110gittar le coltri abominate e sozze,
e impor sul capo i radiosi serti
delle sue nozze!
Che troppo ai giusti veramente grava
quest’aer morto, che ogni piaggia ingombra,
115onde par che si battano alla schiava
ceppi nell’ombra.
Stia con voi, giovinette, il triste carme,
né sovr’esso mortale occhio s’arresti.
Direbbe il mondo che oggi è tempo d’arme,
120non d’esser mesti:
perché il mondo non sa come talvolta
tacita, esuberante, indefinita
nel cenere dell’anima sepolta
trema la vita.
125Misterioso è il mar. Rugge e scompiglia
lidi e viventi: di furor si pasce:
e frattanto nel sen della conchiglia
la perla nasce.