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Indi sparve. E repente s’intese
50per quell’aure uno squillo di corno.
Di Savoia era un duca cortese,
costumato salir colá su
con molossi e con arme d’intorno
per far caccia de’ lupi e degli orsi;
55poi solea nella notte raccórsi
tra quei quattro pastori di Viú.
Il piú vecchio di lor, messer Banco,
per vegliar sovra il prence in securo,
colla sua carabina da fianco
60sovra il bruno porton si piantò.
Cinque audaci assaltar l’abituro,
non si sa se per preda o per ira:
messer Banco li tolse di mira,
due ne spense e quegli altri fugò.
65L’indomani, dell’ospite augusto
mancò il piè sul ciglion d’un dirupo:
ratto accorse colá messer Giusto,
e alle fauci di Morte il rapi.
Dai cespugli famelico un lupo
70giá saltava alle spalle del duca:
la sua daga snudò messer Luca,
e sul salto la belva peri.
L’ampia Stura trascorrere a guado
a quel prence arditissimo piacque.
75— No, mio prence — sciamò messer Grado —
no, mio prence: quel flutto è infedel. —
Ei non bada; e la tromba deli’acque
giá lo trae, lo avviluppa, lo serra:
messer Grado si slancia, lo afferra,
80lo rimena al bel lume del ciel.