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Nati in ripa alla Stura sonante,
ei domavano l’onda col nuoto;
tra le antiche selvatiche piante
20recidevano all’aquile il voi.
Tutto il resto del mondo era ignoto
a quei quattro vissuti lungh’anni
nella gloria de’ ruvidi panni
e abbronzati dal vento e dal sol.
25Addobbavan le scabre pareti
qua di lupo, lá d’orso una zampa;
qua archibusi fra i zaini e le reti,
lá in un canto de’ cani il covil.
E diceansi, raccolti alla vampa
30crepitante di cerri e di faggi,
sante istorie, vetusti coraggi,
in austero fantastico stil.
Una notte che i buffi del vento
fean la Chioma fischiar della selva,
35di san Giorgio e del drago l’evento
un di lor s’era posto a narrar.
L’altro a sé d’un’esanime belva
fea sgabello con placido scherzo;
suscitato era il foco dal terzo;
40stava il quarto i suoi veltri a cibar.
Ecco s’ode picchiar quattro volte,
e lá apparve una giovin sibilla.
Agil piè, nere pálpebre e folte,
vesti azzurre e nerissimo crin.
45Salutoni, poi disse tranquilla:
— Su! messeri; elevate le fronti:
quattro belle corone di conti
sta per voi preparando il destili —