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E talvolta all’etá nova,
50dopo un tedio di feretri,
risvegliati insigni spetri,
si rifa l’antica prova;
e la facciola favilla
di Giapeto ancor scintilla.
55Sotto un’aquila cirnea,
straziato, un mondo nasce;
ha Pisauro nelle fasce
chi lo stupe e lo ricrea:
arde, Ellenia, in Navarino,
60il doppier del tuo destino.
Portator d’arcani accenti,
trema un filo all’aer vago;
notte e giorno un igneo drago
versa genti ad altre genti;
65non piú l’orbe è crocefisso;
scruta l’occhio in ogni abisso.
Sotto l’arco di Boote
fruga Tonde un altro Gama;
non più mormora di Brama
70la gran cifra a stirpi ignote;
una vela in Frigia sciolta
cerca Italia un’altra volta.
In suol d’Érice un Ulisse
spegne l’occhio a Polifemo;
75Cristo irato, in suol di Remo,
niega dir quel che non disse;
dalla steppa, in suol di Neva,
spunta il fior promesso ad Èva