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— Orben! m’odi, Leucippo. Oltre il costume
250icr mi vedesti balenar di gioia.
Né il perché ti fu noto. Un messaggero
de’ punici arrestammo. A Selinunte
cbiedea soccorsi; e Amilcare li tuspetta
d’uomini molti. È cortesia guerriera
255di non farlo aspettar. V’oglio inviargli
io questi attesi. Intendi?...
— E tu m’eleggi
del bel numero, spero.
— Anima e senno
ti die’ Nearco, o figliuol mio. Gli sguardi
ben menasti e ’l pensier della mia Cora.
260Lieti imenei suggelleremo. Or, senti.
Di Selinunte a mascherar la fede,
bandiere, abiti ed arme ho preparato.
Settemila di voi le vestiranno.
E tu, speranza del mio cor, Leucippo,
265tu, guiderai l’impresa. Ahi! forse a morte
Iclón vi manda.
— E morirem — l’ardente
giovinetto sciamò. — Sol ci prometti
che ai nostri corpi faran cerchia e vallo
molte africane salme.
— Ogni mio prode
270consolerò di sterminata strage:
Ielón tei giura. E, se cadrai, né ascolti
lá, dai regni dell’Orco, il mio trionfo
rumoreggiar sulla tua sacra fossa,
di’ che Ielón peri. —
Lungo un amplesso
275del giovin greco e del guerrier siamo
ruppe le voci. E alla risolta impresa
rateo fur cinti i settemila brandi.
il dado della pugna è per gittarsi.
Sopra le cime dell’Euráco, in guardia,