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la poesia invece si esprime col linguaggio, cioè con uno strumento che serve a tanti altri usi del pensiero e della pratica. Ciò, forse, per un verso, costituisce un vantaggio, perché allarga la sfera della poesia al di lá assai di quelle delle altre arti e le permette, con un piú stretto contatto, una espressione piú precisa e complessa dei fatti molteplici della vita; ma costituisce anche un pericolo, in quanto apre, nel circolo magico della poesia, la breccia traverso cui trabocca in essa, dissimulata, tanta materia spuria di giornalismo, di politica, di intellettualismo, di propaganda, e tali altre cose. Non c’è quasi artista di poesia, anche fra i massimi, che non risenta in certo modo gli effetti di tali condizioni, e nella cui opera questa materia spuria e caduca non s’infiltri per cento vie.

Materia caduca, abbiamo detto, e certo, nelle acque dei secoli nella immobilitá cristallina dell’oceano della storia, questa materia cala a poco a poco al fondo. Ma nelle acque agitate della vita contemporanea, la confusione di questa materia spuria con la pura materia poetica è grande, ed è grave. Non si cerca la grande poesia del passato per ragioni estranee alla poesia — benché anche Dante abbia fornito cartucce all’anticlericalismo modernissimo! — ma, quando un poeta contemporaneo diventa celebre, e il suo pubblico si allarga ismisuratamente al di lá della piú larga possibile cerchia di cultori ed amatori e intenditori della sua arte, la folla di questo pubblico cerca e trova nel poeta molte altre cose, e spesso qualunque altra cosa meglio che la poesia. La passione politica e sociale; i problemi sociali e morali della sua generazione; le mode del sentimento, dell’intelligenza e della cultura; le vicende di cuore delle signorine ingenue e delle signore passionate; le irruenze declamatorie dei tribuni e le passioni politico-umanitarie degli studenti; perfino le teorie dei critici: tutto ciò, insomma, che è agitazione superficiale e calore transeunte di vita, prende, nell’interessamento di questo pubblico, il sopravvento sulla vera poesia, che è calma contemplazione, solo traversata da lampi di tutte le passioni umane. E cosi, traverso alle sensazioni e alle preferenze passionali o poetiche di questo pubblico, si formano le fame e le glorie della poesia contemporanea, e si fissano e si radicano talmente nel ricordo, che non riesce poi facile estirparle e sostituirle. Certe popolaritá s’impongono anche agli intendenti o a quelli che si credono tali; ciò che solo spiega che in tante antologie si sia mantenuto un posto, ad esempio, ad una mediocrissima cosa, quale è la Vita campestre del Parini, a danno delle sue cose migliori, o a certe