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Sul far dell’alba la lodoletta,
che al tuo balcone per caso arriva, .
del mio telaio, che si raffretta,
20ode il susurro che scordi tu;
e, via recando per l’aria viva
di sua letizia l’ultima nota,
come chi teme di cosa ignota,
sul tuo balcone non torna piú.
25L’amor sinanco, festivo iddio,
se con la fresca sua man di giglio
t’adorna il letto, dove un oblio
tu vai cercando del tuo dolor;
turbato in viso, lascia il giaciglio,
30sentendo il colpo della mia spola,
e agli odorosi suoi boschi vola,
ombrato il fronte di mesti fior.
Fa molto gelo nella tua stanza,
e assiderate quasi ho le mani:
35pur senza tregua l’opra s’avanza
allo stellato lume del ciel.
No, non turbarti. Presagi arcani
cantato ha il gallo, ma son benigni:
non vola strige sopra i culmigni,
40e il mio telaio non t’è crudel.
Però con moto costante e fido
gira la spola da ritta a manca,
né il mutar cielo, né il mutar nido
muta una trama del tuo destin.
45Con una veste bruna e una bianca
se stai, rimango, se vai, ti seguo;
e, quando pensi ch’io mi dileguo,
conto ogni miglio del tuo cammin.