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delirar di dottrine e di speranze.
90E queste ambigue stanze,
che per antico danno
abitiam colla Morie, un di saranno
trasfigurate in una
primavera senz’ombra e mutamento,
95ove né sol, né luna
né mar d’acque, né vento,
né nulla agiterá nostro intelletto,
tranne il proprio diletto
d’amar senza confine.
100Primavere divine,
io vi sogno sovente; e il sognar mio
la che talor né invano
son primavera anch’io;
e con gorgheggio arcano
105qui nella mente il rosignol mi geme,
qui nella mente mi tremola il fiore,
e una fresc’onda preme
e una fresc’aura il core;
e a quanto ascolto e miro
110di grande e di gentile
con infinita voluttá sospiro
come a un eterno aprile.